(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 19 apr. - In gravidanza gli
ormoni tiroidei della mamma svolgono un ruolo decisivo nello
sviluppo del sistema nervoso e di altri organi gia' in epoca
embrio-fetale. L'importante scoperta e' stata fatta da un gruppo
di ricercatori guidati da Alfredo Pontecorvi, Direttore
dell'Unita' operativa di endocrinologia e malattie del
metabolismo del Policlinico Universitario "Agostino Gemelli"di
Roma. Fino ad ora vi erano solo evidenze scientifiche di questo
ruolo, ora confermate in vivo grazie ad un embrione di topo:
"L'animale transgenico - spiega Pontecorvi - mediante un sensore
molecolare da noi inserito nel DNA, sviluppa un caratteristico
colore blu al momento del passaggio degli ormoni materni
attraverso la placenta. L'azione di questi ormoni appare
particolarmente spiccata in alcune aree come quelle da cui
origineranno il talamo, una struttura coinvolta nella regolazione
del comportamento dell'individuo, e l'ipotalamo, in cui si
svilupperanno diversi centri regolatori di svariate funzioni
endocrino-metaboliche. Anche altri tessuti sembrano risentire
dell'azione ormonale tiroidea materna come quelli che daranno
origine all'orecchio interno, l'occhio, la cute, nonche' alcuni
distretti del tubo gastro-intestinale. In particolare gli ormoni
tiroidei sembrano essere fondamentali durante il periodo
embrio-fetale, nel primo trimestre di gravidanza, quando la
funzione tiroidea del feto non si e' ancora attivata. E' in
questo periodo, infatti, che i neuroni si riproducono, formando
il patrimonio cerebrale (circa 100 miliardi di neuroni), si
assestano e si differenziano nelle loro sedi definitive. Da
questo momento le cellule nervose non si riprodurranno piu'
mentre, dai venti anni in poi, cominceranno a morire (circa
100.000 al giorno)".
Insomma, l'evidenza scientifica affermava che in caso di
patologie tiroidee materne come l'ipotiroidismo i bambini
nascevano con una riduzione del Q.I. Questa carenza ormonale se
non diagnosticata in tempo, provoca irreversibili danni cerebrali
che determinano il cosiddetto "cretinismo". Di fatto non si
sviluppa adeguatamente la fitta rete neurale necessaria al
corretto funzionamento del cervello. Ora che c'e' la certezza di
questa correlazione si aprono nuove possibilita' terapeutiche e
preventive, non solo per questa patologia. Le nuove scoperte
danno nuovo impulso alla progettazione di farmaci contro lo
scompenso cardiaco, l'obesita'' e l'ipercolesterolemia.
La ricerca, pubblicata sul Journal of Cellular and Molecular
Medicine, e' stata condotta con la collaborazione di Carmelo
Nucera, attualmente ricercatore presso l'Universita' di Harvard
negli USA, con la collaborazione di studiosi alcuni italiani.
(Wel/ Dire)