RAPPORTO DI SAVE THE CHILDREN: CALA LA QUALITÀ DEI SERVIZI
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 12 apr. - Le comunita' alloggio
siciliane monitorate dal secondo rapporto di Save the Children
("L'accoglienza dei minori in arrivo via mare") che attualmente
ospitano minori stranieri sono 27, la maggior parte delle quali
e' situata nei comuni della provincia di Agrigento (15), ma anche
nelle province di Catania (5), Palermo (4) e Caltanissetta (3).
"Nonostante si registri un miglioramento nella qualita' dei
servizi erogati dalle comunita', principalmente legato al minore
numero di minori stranieri non accompagnati rispetto all'anno
precedente, permangono alcune criticita' relative sia alle
procedure per l'individuazione del minore e al successivo
collocamento in comunita' sia alla gestione del sistema di
accoglienza", afferma Valerio Neri, direttore generale per
l'Italia dell'organizzazione.
Dal rapporto di monitoraggio delle comunita' siciliane emerge
chiaramente il fatto che le prassi in materia di collocamento dei
minori in arrivo via mare, cosi' come quelle relative
all'accertamento dell'eta', siano diverse a seconda della
localita' di sbarco.
Nel corso del 2009, a causa della diminuzione degli arrivi, le
comunita' hanno accolto, a parte alcune eccezioni, un numero di
minori in linea con gli standard previsti per legge (numero non
superiore a 10). Gli spazi in cui i minori sono stati ospitati
sono risultati pertanto piu' adeguati, le condizioni di vita
quotidiana sono migliorate.
"Nel corso dell'ultimo anno, pero', non sono stati attuati
interventi strutturali volti alla riorganizzazione del sistema di
accoglienza", continua Valerio Neri. "Paradossalmente il venir
meno della situazione di emergenza, ha causato l'accantonamento
dei piani di ristrutturazione del sistema di accoglienza avviati
nel 2008. Ad esempio, non risulta ancora centralizzato il sistema
di collocamento dei minori in comunita' e i ragazzi vengono
inseriti nelle diverse comunita' sulla base di criteri non
univoci e soprattutto della disponibilita' di posti." Save the
Children ha osservato situazioni in cui i minori sono rimasti per
circa due anni in strutture sostanzialmente di "prima
accoglienza", non dotate di servizi volti all'effettivo
inserimento del minore, sia esso scolastico o lavorativo.
Inoltre, rispetto alla distribuzione di beni di prima
necessita' non si riscontrano piu' le carenze precedentemente
rilevate, ma emerge ancora la mancanza di alcune figure
professionali, come quella del mediatore culturale: solo il 40%
delle comunita' prevede una qualche forma di mediazione culturale
o interpretariato. I minori, inoltre lamentano una scarsa
attenzione alla sfera della salute (solo il 27 % riferisce di
avere ricevuto visite mediche all'interno o al di fuori della
struttura).
Critico, infine, rimane l'aspetto relativo alla possibilita'
di contattare i familiari nei paesi di origine e alla
distribuzione del pocket money, erogato da meno della meta' delle
comunita' monitorate: mancando una minima disponibilita'
economica, i minori rischiano di essere reclutati nel circuito
della manodopera irregolare ed essere esposti allo sfruttamento.
(Wel/ Dire)