PADRI SEPARATI, I NUOVI INDIGENTI DI CUI NESSUNO PARLA
SUL LASTRICO, DORMONO IN MACCHINA E MANGIANO ALLE MENSE PUBBLICHE
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 8 apr. - Sono sempre di piu', e
sono sempre piu' poveri. I padri separati rappresentano la nuova
classe di emarginati che si affaccia nelle nostre citta', ora
piu' che mai in questi tempi di crisi. Nel 90% dei casi si tratta
di padri buttati fuori di casa, molti sul lastrico, che si
riducono a vivere in macchina o nel negozio dove lavorano. Alcuni
tornano a vivere dai genitori. Arrivano a perdere davvero tutto.
Nell'80% dei casi di separazione i figli vengono affidati alla
madre, la quale di conseguenza ottiene anche la casa coniugale, i
cui oneri pero' spettano sempre al padre. Ma al dolore per la
perdita dei bambini si aggiungono le mille spese che i papa'
devono affrontare. Spesso i matrimoni vanno in pezzi quando il
lavoro entra in crisi: licenziati o cassintegrati si ritrovano a
dovere pagare il mutuo o l'affitto della casa coniugale, gli
avvocati, l'assegno per i figli. Quando possono, si affidano al
gratuito patrocinio del Tribunale, altrimenti spendono tutto
quello che hanno per lottare per l'affidamento. Tutto questo
emerge da un'inchiesta della scuola di giornalismo di Bologna, La
Stefani.
A Bologna due padri separati su dieci si riducono a mangiare
alla Caritas: a livello nazionale il 25% di chi usufruisce delle
mense dei poveri e' separato o divorziato. È il caso di Gianni,
ex imprenditore che si e' ridotto a fare il clochard tra via
Zamboni e la stazione centrale. Dopo aver perso la sua ditta a
causa della crisi, si e' separato ed e' finito in strada. La
moglie e la figlia ignorano la vita che conduce, e la sua
preoccupazione principale e' proprio che non sappiano che dopo la
separazione e' diventato un senzatetto.
I padri separati sono sotto gli occhi di tutti, eppure
rappresentano ancora un "fenomeno nuovo". A volte se ne legge sui
giornali, ma nella realta' sono pressoche' ignorati dalla maggior
parte delle istituzioni. Non esistono studi in proposito e avere
dei dati o dei censimenti al riguardo e' quasi impossibile: tutti
sono disposti a riconoscere che si tratta di una nuova piaga
sociale, ma nessuno se ne occupa. La Caritas non sa dire il
numero preciso di quanti in questa condizione si rivolgono alla
sua struttura. Lo stesso vale per le istituzioni dell'Emilia
Romagna. La sede bolognese dell'Osservatorio nazionale sulle
famiglie non possiede alcun dato in proposito. Gli sportelli
sociali della regione non tutelano nello specifico i padri
separati, ma in compenso offrono un servizio gratuito di
mediazione familiare che ha sede nei vari capoluoghi di
provincia. Si tratta di interventi di supporto alla
genitorialita', volti anche a evitare separazioni o divorzi
specialmente in presenza di figli minori, che in Emilia Romagna
hanno interessato circa seimila famiglie solo nel 2007, secondo
gli ultimi dati Istat disponibili. Si tratta sempre, pero', di
interventi di prevenzione. Una volta che la separazione e'
avviata, non esiste piu' alcuna tutela nei confronti dei papa'
che, nella maggior parte dei casi, partono svantaggiati, se si
pensa che nel solo 2007 nella nostra regione la percentuale di
figli minori affidati al padre e' stata sotto l'1% (Fonte: Istat).
Si tratta dunque di un fenomeno reale eppure ignorato dalle
statistiche ufficiali. Sono solo le associazioni private a
tutelare la categoria, come nel caso dell'associazione Padri
separati, la prima in Italia, nata a Bologna nel 1991. In 19 anni
si e' occupata di migliaia di casi, e riceve ogni anno centinaia
di chiamate. Sono le quote dei soci a tenere in vita
organizzazioni come questa. Comune e provincia non intervengono
direttamente, non offrono aiuti economici ne' organizzano
incontri, come accade invece in altre regioni. Non a caso proprio
a Bologna e' stato creato il Movimento padri separati, nato
dall'omonima associazione e candidatosi tre volte alle elezioni
comunali con il presidente, il professor Aldo Dinacci, quasi per
protesta, per attirare l'attenzione su una situazione che,
lamentano dall'associazione, e' ignorata dalle politiche
dell'amministrazione. Secondo Dinacci, la regione Emilia Romagna
"e' sempre all'avanguardia sui temi sociali, ma incredibilmente
cieca e sorda" su questo argomento. "L'arma in piu' della nostra
regione", sostiene l'avvocato Stefano Cera, che collabora con
l'associazione Padri separati, "sono i servizi sociali, che tutto
sommato funzionano e invece mancano al sud. Il Tribunale
familiare funziona bene solo se ha dei servizi territoriali
efficienti. Per fortuna qui la situazione e' migliore che da
altre parti".
(Wel/ Dire)
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