"INTEGRAZIONE PIÙ IDENTITÀ - DIFENDO CROCEFISSO E ORA RELIGIONE".
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 23 set. - Per la scuola occorre
"un patto educativo" tra educatori, famiglie ma anche
trasversalmente i media e le "migliori menti del paese". Ad
auspicare una "alleanza educativa" che coinvolga i diversi attori
sociali e' il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini,
intervenuta alla presentazione del rapporto-proposta curato dal
comitato per il progetto culturale della Conferenza episcopale
italiana, ieri a Roma. Innanzitutto, spiega il ministro, "occorre
ripristinare un'all'alleanza tra i due pilastri che reggono
l'educazione, la famiglia e la scuola. I genitori rappresentano
punti di riferimento fondamentali ma anche la scuola deve
esserlo: senza referenti i giovani avvertono il peso della
solitudine e dell'inesperienza, nessuno puo' diventare adulto da
solo".
Quanto al rapporto con i media, "si puo' fare di piu' con una
programmazione per l'infanzia che metta i ragazzi al centro di un
progetto educativo". Il ministro poi aggiunge: "Credo che se
molte riforme non sono andate in porto o sono rimaste abbandonate
e' perche' lo scontro politico e' esasperato e perche' si discute
di tecnicismi senza mettere al centro l'educazione. Io sento
forte questo peso sulle mie spalle. Spero che anche rapporti come
questo possano aiutare a svelenire la politica e a creare punti
di coesione".
"INTEGRAZIONE, MA DIFFONDERE IDENTITA'" - La scuola "ha sempre di
piu' il compito di assolvere ad una funzione di integrazione, per
questo stiamo puntando su insegnamento della lingua italiana ai
bambini stranieri e sull'educazione alla cittadinanza". Ma la
scuola "rappresenta anche un luogo in cui si difende l'identita'
del Paese, da qui deriva la mia difesa dell'ora di religione e
della presenza del crocefisso", prosegue Gelmini.
Per il ministro, bisogna "difendere l'identita' perche'-
spiega- il rispetto dell'altro non significa un resa, su questo
bisogna essere chiari altrimenti non si garantisce l'integrazione
ne si fornisce ai nostri ragazzi la possibilita' di avere un
patrimonio culturale che e' quello del loro Paese".
(Wel/ Dire)