(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 23 set. - Nel corso del 2009, la Fondazione Intercultura Onlus ha creato l'Osservatorio nazionale sull'internalizzazione delle scuole e la mobilita' studentesca con l'obiettivo di documentare quanto avviene in Italia in questo settore e per promuovere il dialogo tra le culture e gli scambi internazionali. L'Osservatorio e' un progetto al quale partecipano il ministero dell'Istruzione, Universita' e Ricerca e l'Associazione nazionale presidi (Anp). Lo scorso 7 settembre a Roma nella Sala Conferenze della Camera dei Deputati e' stata presentata la prima ricerca curata dall'Osservatorio, che ha affidato alla IPSOS Public Affair la rilevazione dei dati. Di fronte a un pubblico di circa 200 addetti ai lavori del mondo della scuola, Nando Pagnoncelli, di Ipsos Public Explorer, ha illustrato i risultati dell'indagine sul grado di apertura internazionale delle nostre scuole, attraverso i dati di una ricerca che ha coinvolto un campione di 402 presidi. Donatella Palomba, della Societa' italiana di educazione comparata, ha invece proposto uno studio sul ruolo degli insegnanti nei progetti d scambi scolastici internazionali. Secondo i presidi intervistati, 3.800 ragazzi delle scuole secondarie hanno svolto nel 2008/09 un periodo di studio all'estero. Si tratta di un dato che indica una tendenza in crescita del fenomeno tra gli studenti italiani, notoriamente meno inclini a staccarsi dal proprio contesto familiare e scolastico per studiare in un altro paese. La ricerca riconosce nei dirigenti scolastici un elemento fondamentale della governance scolastica e si concentra sui singoli istituti come sistema secondo il metodo del case study etnografico. L'86% dei dirigenti scolastici ritiene molto valida l'esperienza di mobilita' degli studenti da un punto di vista umano e di crescita personale, mentre da un punto di vista didattico la percentuale di chi giudica molto valida l'esperienza scende al 58%. I dati emersi rivelano che l'atteggiamento piu' o meno positivo dei docenti verso gli scambi individuali di studenti con l'estero e il conseguente comportamento verso la valutazione degli studenti rientrati sia condizionato dall'ambiente generale dell'istituto scolastico in cui lavorano. A cio' si aggiunge anche la variabile anagrafica: i docenti piu' giovani hanno un atteggiamento di maggiore apertura verso gli scambi rispetto a quelli piu' anziani e sono convinti che le acquisizioni disciplinari ed educative degli studenti rientrati hanno pari importanza rispetto a quelle proprie della scuola italiana frequentata. Sul sito www.scuoleinternazionali.org si trovano i dati della ricerca e diversi strumenti per le scuole, tra cui la possibilita' di autovalutare il proprio indice di internazionalita'. La mobilita' studentesca individuale rimane, tuttavia, un fenomeno di nicchia. Infatti, il 75% degli studenti delle scuole campione non ha mai partecipato ai programmi di mobilita' nell'anno scolastico 2008/09, mentre solo il 25% ha frequentato un anno scolastico all'estero. Dal complesso della ricerca appare chiaro che le scuole abbiano iniziato un'operazione di internazionalizzazione attraverso la partecipazione a progetti e ad attivita' promossi dall'Unione Europea ma e' ancora presto per la promozione attiva dello studio all'estero dei propri alunni. In sostanza, la scuola italiana non incoraggia gli studenti a svolgere una parte del percorso formativo in un altro paese e non sempre sostiene gli sforzi di chi, autonomamente, prende l'iniziativa. La ricerca, quindi, fa riflettere sulla necessita' di rivedere alcuni atteggiamenti e pregiudizi sulla mobilita' studentesca da parte sia dei dirigenti che dei docenti e di riconoscere l'alto valore formativo dello studio all'estero. (Ada Maurizio, dirigente scolastico) (Wel/ Dire)