(DIRE - Notiziario Minori) Milano, 21 set. - Le maestre dei 40
bambini rom che vivono nell'area dismessa di via Rubattino a
Milano sottoscrivono un appello perche' i loro bimbi continuino a
frequentare il loro istituto, anche in caso di sgombero. "L'anno
scorso abbiamo avuto i primi 10-12 bambini iscritti-dice Floriana
Robbiati, una delle maestre del Circolo didattico di via Tommaso
Pini-. Un fatto positivo, perche' anche il quartiere e altri
genitori hanno risposto bene e si stanno mobilitando con la loro
raccolta firme perche' i bambini restino qui: essendo persone che
risiedono, poi, la loro iniziativa ha particolare importanza
perche' vivono qui con i rom".
Secondo la Comunita' di Sant'Egidio sono un centinaio i bimbi
rom che vivono nell'area dismessa dell'ex centrale Enel di via
Rubattino, proprio davanti alla sede dell'Innse, la fabbrica
quest'estate alla ribalta della cronaca per la protesta degli
operai. I vecchi capannoni abbandonati, senza acqua ne' luce, si
sono man mano riempiti dopo i vari sgomberi degli altri campi
avvenuti negli ultimi mesi e ora danno alloggio a 200 persone,
per la meta' bambini. "Di questi, gli iscritti a scuola sono 40:
36 alle elementari 4 alle medie- spiega Robbiati-. Hanno iniziato
in questi giorni, con una grande attesa da parte di molte maestre
che hanno preparato l'accoglienza per loro. Ieri avevano tutti il
loro corredino: la cartella, l'astuccio, i quaderni. Abbiamo
riciclato cartelle vecchie ma ancora molto belle. Abbiamo anche
una maestra incaricata dei rapporti con la comunita' rom, poi in
ogni scuola c'e' una maestra che provvede a parlare con i
genitori dei bimbi.
Oggi siamo tutti in sospeso: si andra' avanti o meno?". E i
genitori, come vivono quest'attesa? "I genitori dei bambini rom
sono molto rispettosi della scuola, che considerano
un'istituzione seria- prosegue la maestra-. Episodi di arroganza
o maleducazione non ce ne sono mai stati. D'altro canto, i
genitori italiani non si sono mai lamentati con noi, anche se al
di fuori della scuola sappiamo che qualcuno ha esternato i propri
timori. E' vero, a volte i bimbi rom non sono cosi' puliti, ma va
ricordato che dove sono non hanno neanche l'acqua. Altri genitori
invece hanno fatto un loro percorso e, per esempio, sono andati a
cercare i genitori rom per organizzare merende comuni per i
bambini. C'e' un po' il problema della lingua e forse un po' di
diffidenza ad entreare in un mondo che non conoscono. Pero' credo
che siano piccolissime cose come queste a costruire una
cessazione della paura da parte nostra e la costruzione di
legami, per capire che siamo sullo stesso territorio e possiamo
viverci insieme". L'appello delle maestre, firmato da circa la
meta' dei 100 insegnanti del Circolo didattico, verra' inviato
nei prossimi giorni alle istituzioni della citta' e
all'Arcivescovo Dionigi Tettamanzi.
(Wel/ Dire)