SCUOLA, A BOLOGNA ANNO FORSE NON VALE PER 3.000 ALUNNI
CGIL: NON GARANTITO SERVIZIO MINIMO, ANDREMO IN PROCURA.
(DIRE - Notiziario Minori) Bologna, 28 ott. - A Bologna ci sono
3.000 alunni delle che rischiano di farsi un anno di scuola che
non ha valore. Motivo? Non seguono lezioni di inglese perche'
mancano i docenti e potrebbero cosi' non raggiungere le
necessarie 200 ore annuali. L'allarme arriva da Sandra Soster,
segretaria della Flc-Cgil, ospite ieri a Palazzo D'Accursio, dove
la commissione Istruzione del Comune ha voluto ascoltare
direttamente dai sindacati la situazione delle scuole dopo la
riforma Gelmini.
"Rispetto all'anno scorso- dice Soster- il personale, docente
e non docente, e' calato nella sola provincia di Bologna di 579
unita', a fronte di un aumento di 2.475 studenti. E non sto
contando- aggiunge- i 550 bambini in piu' della scuola
dell'infanzia, tagliati fuori dal conteggio del Ministero perche'
la loro non e' scuola dell'obbligo". Una situazione di
squilibrio, insomma, con una forbice in progressiva apertura fra
numero di alunni e quantita' di personale dedicato: "La verita'-
dice ancora Soster- e' che in molte scuole non viene garantito
nemmeno il servizio minimo, per questo abbiamo intenzione di
portare la cosa all'attenzione della Procura della Repubblica.
Del resto le ore eccedenti richieste al personale di ruolo
ostacolano l'assunzione dei precari e non risolvono nemmeno
l'altra precarieta', quella delle classi a cui non si riesce a
dare continuita' didattica". Cifre pesanti, quelle portate dalla
Cgil a Palazzo D'Accursio: "Mancano 15 docenti d'inglese nella
scuola primaria, 28 insegnanti di sostegno che lasciano scoperti
60 ragazzi bisognosi di assistenza e i nove posti assegnati a
Bologna sono stati destinati al carcere minorile, alle serali e
ai distaccamenti didattici negli ospedali. Il tempo pieno? Spesso
e' compromesso". I sindacati poi informano i consiglieri comunali
sugli effetti che la riforma Gelmini genera sul territorio.
Estremamente precario, in particolare, il quadro dipinto dalla
Cgil: "A Bologna siamo messi male- dice Soster- spesso non ci
sono supplenze e non e' raro osservare ragazzi che si spostano di
aula in aula portandosi dietro la sedia e accorpandosi di volta
in volta a classi sempre piu' numerose.
Talora, gli alunni non riescono a fare piu' di due ore di lezione
al giorno e per il resto del mattino bivaccano. Rendiamoci conto-
prosegue- che mancano garanzie sull'apprendimento delle materie
curriculari basilari: l'inglese e' spesso affidato al
volontariato delle mamme, l'auto-organizzazione delle famiglie e'
ormai all'ordine del giorno". E, per la prima volta, "ci sono
bambini di tre anni che non vanno a scuola, ne' pubblica ne'
privata, perche' i posti non ci sono".
In un quadro simile un'ulteriore riduzione di 10.000 maestri,
che secondo Soster sarebbe in arrivo con le fasi 2 e 3 dei tagli
previsti dalla riforma, "non sarebbe piu' sostenibile. Basta con
il machete. Le scuole sono abbandonate a se stesse." Secondo
Alessandro Palmi, portavoce di Cobas scuola Bologna, "non c'e'
traccia di riforma, ma solo di tagli. Io insegno in un istituto
tecnico in cui ogni giorno dobbiamo fare i conti con classi
sovraffollate, studenti disabili a cui non viene garantito
l'accesso ai laboratori, costanti situazioni di illegittimita' e
illegalita', classi smembrate e spedite in altre classi, il
tutto- conclude- a detrimento del diritto allo studio e della
sicurezza. Chiediamo al Comune di manifestare una forte
opposizione allo smantellamento perseguito dal governo". Dopo
aver ascoltato i sindacati, Daniele Carella, consigliere Pdl,
contesta: "Bisogna dire che la scuola e' sempre scesa in piazza,
con qualunque ministro: Berlinguer, Moratti, Fioroni e adesso
Gelmini. I problemi non nascono oggi, insomma". Ma poi ammette:
"In ogni caso e' evidente che sulle scuole pubbliche
dell'infanzia l'investimento effettuato dal governo non e'
sufficiente. Come Comune- continua Carella- dobbiamo chiedere a
Roma un'iniziativa di perequazione perche' mi risulta che in
regione, penso a Ferrara ma anche a Modena, le scuole statali
dell'infanzia costituiscano solo il 16% dell'offerta didattica,
mentre la media nazionale- conclude- e' intorno al 56%".
Sergio Lo Giudice, capogruppo del Pd, accusa invece il Pdl "di
considerare la scuola pubblica come una semplice opzione. Il
progetto del governo, in particolare, mi sembra chiaro: togliere
valore all'istruzione pubblica a vantaggio di quella privata. E
funziona perche' oggi chi sceglie per i propri figli una scuola
privata non lo fa piu' preferendo un dato modello educativo ma
solo a seguito di una valutazione negativa della scuola pubblica.
E' necessario- conclude il democratico- far sentire agli
insegnanti e agli studenti la nostra vicinanza, magari
organizzando una delle prossime sedute della commissione in una
scuola del territorio". Francesca Puglisi (Pd), invita la Giunta
ad appoggiare concretamente le iniziative a difesa della scuola:
"Dobbiamo continuare a chiedere allo Stato di assolvere ai propri
doveri e soprattutto dobbiamo affiancare il sindacato nella
richiesta al Prefetto di occuparsi di quei 3.000 bambini che
rischiano di non vedersi riconosciuto l'anno scolastico". Ma per
Puglisi i problemi non vengono tutti da Roma: "Il direttore
dell'ufficio scolastico provinciale, Vincenzo Aiello, non ha mai
risposto alle nostre richieste di informazioni sullo stato della
scuola. Nessun dato, nessun numero".
Per Giovanni Favia, della Lista Grillo, la crisi della scuola
"dura da vent'anni. Vorrei sapere se questa maggioranza e'
disposta ad esporsi per proporre una revisione delle legge
regionale sui finanziamenti indiretti alle scuole private,
liberando cosi' risorse per la scuola pubblica". Chiude il
cerchio Salvatore Lumia, capogruppo Idv: "siamo di fronte a un
problema istituzionale. La questione dei 3.000 bambini che
rischiano l'anno scolastico e' delicata e forse bisognerebbe
valutare se non si ci siano gli estremi per configurare un reato
di interruzione di pubblico servizio. Giusto quindi rivolgersi al
prefetto".
(Wel/ Dire)
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