(DIRE - Notiziario Minori) Modena, 21 ott. - Sono tutti molto giovani, tra i 15 e i 18 anni, ma hanno gia' alle spalle una storia segnata da violenza e sopraffazione, legata al mondo della criminalita' organizzata. Sono i ragazzi del carcere minorile dell'isola di Nisida, vicino a Napoli, che dalla settimana prossima saranno protagonisti di un laboratorio teatrale organizzato da Is.con (Istituti consorziati studi ricerche e formazione) in collaborazione con il Teatro dei Venti di Modena. Si tratta di un percorso formativo di quattro incontri settimanali di quattro ore ciascuno, con la guida e la supervisione artistica di Stefano Te', regista campano "adottato" dalla citta' della Ghirlandina, e Agostino Riitano, di Officina Efesti. Il laboratorio, che proseguira' fino a maggio, confluira' nella messa in scena di uno spettacolo da presentare anche fuori dalle mura carcerarie: "L'obiettivo e' quello di creare una performance che giri tutti i teatri d'Italia- conferma Te'- tenendo conto di tutte le difficolta' e complessita' del caso. Credo che sia importante permettere a questi ragazzi, che hanno una ricchezza interiore straordinaria, di esprimersi in modo creativo e artistico". Stefano Te' viene da un'esperienza quadriennale con l'Istituto minorile di fine pena di Castelfranco Emilia, con il quale ha raggiunto le finali del premio teatrale Scenario. "L'approccio sara' diverso- dice- questi ragazzi sono tutti legati al mondo di Gomorra, benche' giovanissimi. Vogliamo quindi riportarli alla loro eta' usando il gioco, la parte sana della competizione, sfruttando la fisicita' e le correnti di adrenalina. Non spetta a noi fare un trattamento o una terapia, vogliamo fare del teatro un modo per fare emergere le loro potenzialita' artistiche". I due registi si alterneranno ogni settimana, proponendo esercizi di gruppo (ascolto, ritmica e ensemble) e individuali (lavoro sull'attore). "Il risultato sara' uno spettacolo vero e proprio- commenta Te'- non abbiamo ancora un'idea precisa di come sara' perche' vogliamo ascoltare le esigenze di chi abbiamo davanti. Scatenando la loro creativita' ci renderemo conto delle loro necessita' ed esigenze". C'e' un punto fermo pero': "Non metteremo in scena il loro dramma- spiega- il nostro intento non e' quello di suscitare compassione nel pubblico. Pensiamo di indagare sulla figura femminile nella societa' contemporanea, in particolare in quella partenopea. Potrebbe essere interessante vedere come gli adolescenti si rapportano con la 'femmina', come viene chiamata in dialetto. Provocheremo sicuramente delle scintille, la situazione prendera' fuoco, ma e' proprio questo- conclude il regista- il nostro obiettivo". (Wel/ Dire)