(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 7 ott. - La presenza media
giornaliera nel 2008 negli istituti penitenziari minorili e'
stata di circa 468 ragazzi, al 90% maschi. Gli italiani sono
stati 257 a fronte di un totale di 386 presenze europee,
provenienti da Croazia, Romania e Serbia Montenegro. Settanta gli
africani con una buona parte di minorenni provenienti dal
Marocco. La presenza media dei detenuti di nazionalita' straniera
e' quindi rilevante, nello scorso anno ha costituito il 45%.
(Fonte: "Flussi di utenza dei Servizi della Giustizia Minorile",
sito Dipartimento per la Giustizia Minorile-Ufficio I del Capo
Dipartimento, Servizio Statistica).
Per quel che riguarda, invece, i minori sottoposti a
procedimento penale collocati in comunita' a gestione sia
pubblica sia privata, sono gli italiani a beneficiarne
maggiormente, a fronte di un'esigua presenza di minori stranieri
(30%). Secondo il Dipartimento della giustizia minorile, la
presenza di minori stranieri, una quota dei quali e'
rappresentata da ragazzi non accompagnati, incide in maniera
determinante sulla popolazione del sistema della giustizia
minorile. E si registra ancora una forte difficolta' ad
utilizzare nei confronti dei minori stranieri misure alternative
alla pena rispetto ai loro coetanei italiani.
"E' un fenomeno degno della massima attenzione, visto che
abbiamo l'obbligo nei loro confronti di fargli superare questo
momento triste della vita con percorsi di reinserimento e di
rispetto dei criteri di umanita' e di civilta'", afferma Bruno
Brattoli, Capo dipartimento della Giustizia minorile, che e'
l'ente promotore del progetto Old (Oltre la discriminazione) per
l'inserimento sociale dei minori migranti che hanno commesso
reati. Inoltre, a margine della presentazione dell'iniziativa,
Brattoli ha sottolineato "la condizione di maggiore svantaggio
dei minori non accompagnati, per i quali serve una rete di
protezione ancor piu' dedicata per consentirgli di conoscere la
legislazione italiana, oltre a forme di maggiore cooperazione
internazionale rispetto a quelle gia' in atto".
Appare chiaro che il dato sugli stranieri in carcere non
significa una loro maggiore propensione a delinquere, quanto una
maggiore discriminazione. A fare luce su questo punto e' Raffaele
Bracalenti, in rappresentanza di Iprs- Istituto psicoanalitico e
per le Ricerche Sociali e Istituto Don Calabria, che afferma:
"dietro l'etichetta minori stranieri c'e' un mondo complesso e
c'e' da riflettere sul binomio immigrazione-devianza fatto da
alcuni sociologi e dai media". Per quanto riguarda gli organi di
stampa, Bracalenti parla di "distorsioni dovute
all'identificativo etnico nelle notizie di cronaca, con il
rischio di attribuire tendenze a delinquere a gruppi nazionali o
etnici, quando al contrario si e' visto che questi dati variano
da paese a paese".
Sui minori, bisogna distinguere quattro categorie: i
ricongiunti con le famiglie (che hanno avuto la prima
socializzazione nel paese d'origine), i nati in Italia (con
socializzazione nel nostro Paese), i non accompagnati e quindi
senza famiglia e i Rom. Se per chi e' nato in Italia non servono
mediatori culturali, le categorie piu' a rischio sono le ultime
due. "I minori stranieri soli non hanno una rete di relazioni
sociali- spiega Bracalenti- e i rom hanno seri problemi al
reinserimento per il pregiudizio della societa'".
(Wel/ Dire)