(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 25 nov. - A Roma non solo il Piano nomadi sconta ritardi. Anche i bandi per affidare la scolarizzazione dei minori rom e per la gestione dei campi vanno a rilento. La preoccupazione e' comune a tutte le realta' che operano nel settore e la denuncia specifica arriva da Arci Solidarieta' Onlus, che segue i progetti di scolarizzazione a Tor de Cenci, Monachina, Castel Romano, via del Foro Italico, Lombroso e Candoni (di questi ultimi due campi ha anche la gestione). "Il bando- dice il presidente Valerio Tursi- era triennale con l'amministrazione Veltroni e la giunta Alemanno l'ha reso annuale: e' pero' uscito in ritardo, con la consegna entro il 21 settembre e siamo in proroga fino al 22 dicembre. Questo dilungarsi e' sconcertante". Il punto e' che si rischia il passaggio di consegne a meta' anno, tra le vacanze di natale e la ripresa delle lezioni a gennaio: "Un disagio per l'istituzione scolastica, che a fatica organizza la didattica visto che la programmazione per l'anno seguente nelle scuole si predispone a giugno, per i minori e per gli operatori che in dieci giorni dovrebbero andare a conoscere fino a 250 bambini distribuiti su 20-30 scuole, con le relative classi, insegnanti e caratteristiche territoriali", spiega Tursi. Altra possibilita' e' quella di prevedere un'ulteriore proroga, ma qui scatta il problema, di chi lavora nel sociale, di assumere il personale con contratti di tre mesi in tre mesi. "Siamo fuori da qualsiasi tempo tecnico- denuncia il presidente di Arci Solidarieta'- con lo stato di emergenza vengono sconvolte le procedure normali, ma questa emergenza dura da un anno e mezzo e soprattutto non se ne vede la fine". Da parte sua, arrivano critiche anche agli investimenti sul piano nomadi. "Si investono tante risorse ma non su progetti sociali e culturali, l'unica questione in ballo e' la messa in sicurezza dei campi ingranditi, con videosorveglianza e guardiani- continua Tursi- cosi' non si supera l'idea dei campi come non luoghi scollati dal contesto cittadino. Telecamere e guardie armate trasmettono ai cittadini l'immagine di posti pericolosi". Il presidente di Arci Solidarieta' Onlus sottolinea anche il timore che si passi a una "scuola nel campo, con il rafforzamento dei presidi socio-educativi all'interno". Strutture dedicate al doposcuola e alla prescolarizzazione di bambini che arrivano al campo ad anno scolastico iniziato. Secondo Arci, oggi si iniziano a vedere i frutti di 15 anni di progetti per accompagnare i bimbi rom a scuola. In particolare, c'e' preoccupazione per la previsione, all'interno del nuovo bando (art. 5), della organizzazione di "attivita' di pre-scolarizzazione presso il Presidio Socio-educativo, da svolgersi in una fascia oraria compresa tra le 9 e le 16, destinate a quei bambini ed adolescenti che necessitano di un percorso di alfabetizzazione prima di essere inseriti nelle scuole". La questione e' anche oggetto di una interrogazione in Consiglio comunale presentata da Maria Gemma Azuni (Gruppo misto, Sinistra e Liberta'), secondo la quale da un lato "sconcerta che il percorso di ausilio nei confronti dei bambini che ancora non parlano la nostra lingua, venga svolto lontano dalle aule scolastiche, negli stessi orari, peraltro, in cui si svolgono le lezioni", mentre dall'altro lato "suscita interrogativi non aver prescritto che a svolgere le lezioni separate siano dei docenti e non degli operatori senza particolare ed adeguata qualificazione professionale". Il rischio insomma e' quello di "una netta differenziazione tra i bambini senza difficolta' linguistiche e quelli in ritardo con l'apprendimento della lingua italiana, con la creazione di vere e proprie strutture separate all'interno dei campi rom, aggiungendo marginalizzazione a ghettizzazione, e inibendo di fatto un ordinario percorso scolastico a quei bambini in maggiore difficolta'". (Wel/ Dire)