(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 25 nov. - Fatalisti e disinformati rispetto al terremoto. I genitori e gli studenti italiani sanno ben poco di questioni connesse ad un fenomeno naturale di cui si parla tantissimo quando avviene e colpisce in modo duro il territorio, come e' accaduto in Abruzzo, ma di cui poi si sa poco o nulla. Tanto che il 40% degli adulti e il 36% dei ragazzi e' convinto che i terremoti colpiscano a caso e l'11% dei genitori ritiene che si possano prevenire osservando le reazioni degli animali. Sono i dati che emergono dalla prima Indagine su conoscenze e percezione del rischio sismico presentata ieri da Cittadinanzattiva e dal Dipartimento della protezione civile che e' stata condotta prima del sisma dell'Aquila dello scorso aprile e ha coinvolto 4.944 studenti in media di 13 anni) e oltre 1.800 genitori (in media di 43 anni) per un totale di 19 regioni e 4 mesi di rilevazioni. Tra le note positive, il fatto che sia studenti che genitori sanno cosa si deve fare e non fare in caso di terremoto. Tra quelle negative, la constatazione che l'unico luogo dove si fanno prove di evacuazione sono le scuole. TERREMOTO IN ARRIVO? LO DICONO GLI ANIMALI - Il fatalismo e la credenza popolare spopolano ancora quando si parla di terremoti. Secondo l'indagine il 40% dei genitori ritiene che il terremoto colpisca a caso, cosi' come il 36% dei ragazzi. Il 15% degli alunni, poi, pensa che il terremoto si possa prevedere osservando cio' che fanno gli animali. Lo crede anche l'11% degli adulti. Mentre il sismografo e' considerato erroneamente uno strumento di previsione dal 38% degli adulti e dal 43% dei ragazzi. Rimanendo in tema di scarsa informazione, meno di uno studente su tre (31%) e appena il 43% dei genitori sa che i terremoti colpiscono sempre le stesse zone. C'e' di piu': 1 genitore su 4 e piu' di 1 studente su 3 ignora in quale zona sismica sia collocato il proprio Comune di residenza. SIMULAZIONE SOLO A SCUOLA, MA SI SA COSA FARE - La prevenzione si fa oramai, sottolinea Cittadinanzattiva, nel 90% delle scuole. Tuttavia solo negli istituti scolastici si simulano certi eventi mentre non lo si fa nei posti di lavoro o al cinema. Poco piu' della meta' degli studenti (52%) e tre genitori su quattro (74%) hanno vissuto sulla propria pelle il terremoto. L'esperienza diretta e le simulazioni effettuate nella gran parte delle scuole (90%) producono comportamenti corretti: ripararsi sotto il tavolo o nel vano porta (81% degli studenti e 75% dei genitori) e, dopo la scossa, il 73% degli adulti sa che deve uscire di casa e l'80% dei ragazzi segue correttamente l'insegnante. CASE RITENUTE SICURE, SCUOLE BOCCIATE - Il 61% degli studenti ritiene di vivere in una abitazione sicura (e cosi' il 54% dei genitori). La percezione di sicurezza cala invece se riferita alla scuola frequentata: solo il 35% dei ragazzi ritiene che sia sicura. Il 21% dice apertamente di no e il restante 44% e' dubbioso. I motivi? Si tratta di un edificio di vecchia costruzione (86%), ci sono crepe (52%), infiltrazioni e segni di umidita' (41%). I genitori invece, in gran parte, ignorano le informazioni basilari per esprimersi sulla sicurezza delle scuole frequentate dai figli. Un genitore su dieci non sa neppure quando e' stata costruita la propria abitazione e uno su quattro non conosce le caratteristiche di tetto e solaio. Il 46% dice di non sapere se la propria casa e' sicura per queste ragioni: e' vecchia (83%), presenta infiltrazioni e segni di umidita' (33%) o crepe (26%), e' in muratura (24%). I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA? QUESTI SCONOSCIUTI... - Solo uno studente su quattro e un genitore su tre sa che nel proprio Comune esiste il Piano comunale di emergenza, ma il 65% di ragazzi e genitori non sa quali siano le aree sicure dove radunarsi in caso di emergenza. Ben il 66% pensa che la responsabilita' di Protezione civile, nella propria citta', faccia capo al Capo Dipartimento nazionale, solo il 17% sa che l'autorita' competente e', invece, il sindaco. In caso di terremoto, il 60% dei ragazzi individua correttamente il ruolo della Protezione civile in emergenza, ma un terzo degli intervistati pensa che si occupi invece di curare i feriti. (Wel/ Dire)