(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 23 nov. - La politica per capire "quello che hanno nel cuore i cittadini, le loro preoccupazioni, i loro desideri" non puo' restare "nei salotti", ma deve scendere tra la gente. E cosi' ha fatto il presidente della Camera Gianfranco Fini che, con queste parole, si e' rivolto a una cinquantina di ragazzi del Centro 'Semina' di Tor Pignattara di Roma, un luogo dove ogni pomeriggio giovani stranieri e italiani fanno i compiti insieme e parlano di integrazione. Il centro fa parte di una rosa di strutture gestite dall'associazione 'Nessun luogo e' lontano' e ha la sua sede a due passi dalla scuola elementare Carlo Pisacane, balzata di recente agli onori delle cronache per la sua altissima percentuale di stranieri (oltre l'80%), che ha messo in fibrillazione i genitori italiani. In questo angolo periferico di Roma, sabato mattina la terza carica dello Stato e' rimasta per piu' di un'ora a parlare con i ragazzi. Al centro del dibattito un argomento assai caro a Fini, l'immigrazione e che chiama in causa direttamente quei ragazzi che vengono da lontano e che ora sono insediati nelle periferie metropolitane: "Non vi faccio discorsi perche' su questi temi di parole ne ho dette anche troppe- ha sottolineato il presidente- voglio che mi diciate voi i problemi che avete, i vostri desideri, cosa chiedereste alla politica". Dai ragazzini di origine non italiana Fini ha voluto sapere se la loro condizione gli causa problemi, se qualcuno gli fa pesare che "mamma e papa' sono stranieri". Poi, senza preoccuparsi dei giornalisti presenti, con molta scioltezza, Fini ha detto ai suoi piccoli uditori, in media tra gli 8 e i 18 anni, "se c'e' qualche stronzo che dice qualche parola di troppo, se qualcuno pensa che siete diversi perche' stranieri, qualche parolaccia la merita. Voi la pensate e io gliela dico". Parole che vanno ben oltre i confini del luogo in cui sono state pronunciate. Quasi un avvertimento alla politica, a quelli "di destra e di sinistra" che dovrebbero uscire "dai salotti" secondo Fini, "vivere l'immigrazione da vicino" per capirla. E a quel punto "si convinceranno" che bisogna cambiare anche perche', ha avvertito il presidente, "le persone che arriveranno saranno sempre di piu' e bisognera' riflettere bene". Ragazzini di tutte le nazioni, bengalesi, cinesi, africani si sono confrontati con il presidente. Prima gli hanno scattato un mare di foto, poi hanno messo via le digitali e si sono scatenati con le domande. "Ci crede ancora nella legge Bossi Fini?", ha chiesto un ragazzo. "Ha funzionato bene, ritengo ancora adeguata la sua filosofia" ha detto Fini che, pero', la cambierebbe in un paio di punti, portando a 12 i mesi per trovare un altro lavoro in caso di licenziamento e incaricando consolati e ambasciate di effettuare i rinnovi. Poi qualcuno ha sollevato la questione dei giornali che, quando un reato e' commesso dagli immigrati, sottolineano sempre la nazionalita' di chi delinque. "Sarebbe bello se l'informazione non titolasse utilizzando riferimenti etnici", ha stigmatizzato Fini. "Come fara' a convincere quelli di destra sull'immigrazione?", ha chiesto un altro giovane a bruciapelo. "Bella domanda- ha sorriso il presidente- Intanto bisogna discuterne. Sono convinto che qualche amico di destra, ma anche di sinistra, dovrebbe venire qui, per vivere la realta' dell'immigrazione da vicino. Se lo facessero si convincerebbero. Se invece parleranno di voi da un bel salotto non si convinceranno mai, ma saranno loro ad essere in torto". Lasciando il centro, il presidente della Camera si e' lasciato andare ad un commento finale: "Ho avuto la conferma- ha detto- che non c'e' nessuna differenza tra i bambini stranieri nati qui e i figli degli italiani: sono nella medesima condizione, hanno gli stessi sogni e gli stessi problemi". (Wel/ Dire)