(DIRE - Notiziario Minori) Bologna, 16 nov. - Il fenomeno dell'abbandono scolastico in provincia di Bologna registra un "aumento preoccupante", con percentuali allarmanti nel passaggio tra la terza media e la prima superiore: il 13% degli alunni, infatti, non prosegue gli studi. E molti non raggiungono nemmeno la licenza media: sono i cosiddetti "quindicenni senza titolo" che fino ai 16 anni non possono lavorare. Ma c'e' anche chi, se aiutato, torna in aula e riesce a conseguire il titolo, spesso a 16 o 17 anni, oppure entra in un percorso di formazione professionale. Tra i circa 2.500 minori presi in carico nell'ultimo anno dal servizio provinciale "Tutorato dell'obbligo formativo", attivato presso i Centri provinciali per l'impiego, ben due su tre sono riusciti ad assolvere al "diritto-dovere di istruzione e formazione". Sono infatti 1.117 i ragazzi seguiti da ottobre 2008 a febbraio 2009 e 1.226 quelli da marzo a giugno 2009. In totale, il 66% e' poi risultato "assolvente": di questi, la meta' dei ragazzi (49%) e' tornata a scuola, il 37% ha assolto l'obbligo tramite un corso di formazione e il 13% in apprendistato. Il restante 34% "non e' assolvente", ma e' comunque seguito dal servizio e in qualche caso (l'8%) e' coinvolto in "esperienze ponte". E' il quadro che emerge dalla mole di dati presentati venerdi' scorso dalla Provincia di Bologna al seminario "Diritto-dovere al futuro: un impegno comune per gli adolescenti", durante il quale sono state presentate le "Linee di indirizzo provinciali per il contrasto alla dispersione scolastica e formativa". Nel documento, di 12 pagine, si individuano tre direttive d'intervento: migliorare la comunicazione tra scuole e territorio, individuare e condividere strumenti e procedure di lavoro, integrare interventi e risorse. La parola d'ordine, insomma, e' "fare rete". "La scuola non e' la sola istituzione che deve farsi carico del successo educativo e formativo dei nostri ragazzi", ha detto l'assessore provinciale all'Istruzione e Formazione, Anna Pariani, aprendo i lavori nell'ex sala del consiglio regionale in viale Silvani gremita di addetti ai lavori. "La scuola- ha aggiunto- e' la garanzia del diritto costituzionale all'istruzione, ma non da sola puo' sostenere un ampio progetto per le giovani generazioni. La comunita' educativa nel suo complesso deve farsene carico", affinche' "i nostri giovani siano in grado di competere nel mondo". Percio', secondo Pariani, e' necessaria "una scuola del merito, capace di fare restare i ragazzi a scuola e di fare emergere le potenzialita', con percorsi di eccellenza per i migliori": una questione "che deve coinvolgere la scuola, la famiglia e l'intera societa'". Il successo scolastico, ha aggiunto l'assessore regionale a Scuola e Formazione, Giovanni Sedioli, e' si' "un interesse delle persone, ma anche un interesse sociale complessivo, per la competitivita' del territorio". Inoltre non c'e' solo il problema degli abbandoni scolastici: c'e' infatti una "zona grigia" di chi resta in aula ma con scarso rendimento. Occorre quindi concentrarsi sulla "qualita' dei risultati", oltre che sulla quantita', "altrimenti- e' l'avvertimento di Sedioli- si creano fenomeni di esclusione non per l'assenza da scuola", ma per una sorta di deficit culturale. La strada, ha concluso, e' quella di "aumentare la volonta' concertativa di tutti i soggetti coinvolti, che non sono solo la scuola e gli enti territoriali, ma anche le imprese e l'associazionismo". Anche l'Ufficio scolastico provinciale condivide l'idea del lavoro in rete, "perche'- ha chiosato Giuseppe Antonio Panzardi, dirigente Usp- un ragazzo che rinuncia alla scuola e' un insuccesso per tutti". (Wel/ Dire)