(DIRE - Notiziario Minori) Bologna, 11 nov. - Per loro sarebbe stato il primo figlio ma, dopo una gravidanza regolare, qualcosa e' andato storto nel parto e il bambino, nato con gravi danni cerebrali all'ospedale di Imola (alle porte di Bologna), e' morto dieci giorni dopo al Policlinico Sant'Orsola di Bologna. Ora i genitori, giovani e residenti a Imola, vogliono sapere cosa e' successo in sala parto e perche'. La Procura chiama a risponderne, con l'accusa di omicidio colposo, cinque persone: si tratta di quattro medici e un'ostetrica, tutti in servizio all'ospedale di Imola, dove il 28 ottobre la donna, di 29 anni, ha partorito. Stando a quanto riferisce il legale della famiglia, Emanuele Di Maso, "tutto si e' svolto in modo regolare, anche durante il parto". La situazione si sarebbe fatta critica solo nel momento in cui il bambino e' nato: la mamma, spiega Di Maso, non lo ha sentito piangere e ha visto che veniva portato via di corsa dai medici, senza che nemmeno le fosse mostrato. Di li' a poco, spiega ancora il legale, il neonato e' stato trasferito all'ospedale Sant'Orsola, dove e' stato ricoverato nel reparto di rianimazione con gravi danni cerebrali. E' morto venerdi' 6 novembre. I genitori, afferma l'avvocato Di Maso, "non vogliono accusare nessuno, ma solo sapere cosa e' successo". Il pm Di Giorgio, intanto, come atto dovuto, ha indagato tutti i medici che in qualche modo sono stati presenti durante il parto: oltre al ginecologo e all'ostetrica che erano in sala parto, sono stati iscritti sul registro degli indagati anche due anestesisti (uno dei quali sarebbe arrivato in ospedale in un momento successivo perche' reperibile) e la pediatra di turno quella notte all'ospedale di Imola. Le prime risposte sulla causa della morte del piccolo sono arrivate gia' ieri pomeriggio, quando si e' svolta l'autopsia sul corpo del neonato: sarebbe deceduto per una grave ipossia neonatale. A effettuare l'esame, per conto della Procura di Bologna, e' stato il medico legale Rosa Maria Gaudio, dell'Universita' di Ferrara, incaricata dal pm Giuseppe Di Giorgio. All'esame hanno partecipato anche i consulenti nominati dagli indagati (un ginecologo, un'ostetrica, due anestesisti e una pediatra) e dalla famiglia del neonato. Secondo le prime risultanze dell'autopsia, la mancanza di ossigeno patita dal piccolo si sarebbe evidenziata nel corso della fase espulsiva del parto e potrebbe essere stata causata (tra le varie ipotesi) da una trombosi della vena ombelicale. Una complicanza imprevista e verificatasi solo nel momento in cui il bambino e' uscito dal grembo materno. Fino a quel momento, invece, spiega l'avvocato Pietro Giampaolo, che insieme al collega Carlo Gandolfi Colleoni assiste il ginecologo indagato, il tracciato del cardiotocogramma (lo speciale apparecchio che misura il battito cardiaco del neonato) era regolare e non aveva evidenziato nessun problema. "Stando ai primi elementi emersi ed essendo regolare il tracciato effettuato fino all'espulsione del feto- dice Giampaolo- si tratta certamente di un evento imprevisto, che potra' essere accertato nel corso di successivi esami istologici. Potrebbe essere ricollegabile, eventualmente, a malformazioni o problemi della coagulazione". Tutto questo, in ogni caso, dovra' essere verificato: le risposte definitive arriveranno solo dagli esami istologici. (Wel/ Dire)