(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 11 nov. - Per i ragazzi stranieri e rom le porte del carcere si aprono piu' facilmente che per gli italiani, a parita' di reato. Ci sono inoltre migliaia di minori romeni soli in Italia a rischio invisibilita' a causa dello status di cittadini 'neocomunitari', che li taglia fuori dalle statistiche e dai fondi per i minori extracomunitari. A pagare sono i Comuni che devono gestirli senza copertura economica. Una situazione che fa a pugni con le cifre delle Procure, dove, negli ultimi anni, sono i romeni la componente maggioritaria tra i minori stranieri denunciati. Una spia del fatto che sono ragazzi spesso precipitati nella rete della criminalita' e dello sfruttamento. Sono i due allarmi sociali emersi incrociando i dati della giustizia minorile con quelli del Comitato per i minori stranieri degli ultimi dieci anni. A tirare le somme e' la ricerca "Oltre la rete. Bambini rom, immigrati e giustizia minorile", edizioni Edup, a cura di Raffaele Bracalenti, presidente dell'Istituto psicoanalitico per le ricerche sociali (Iprs) e di Serenella Pesarin, direttore generale per l'Attuazione dei provvedimenti giudiziari della Giustizia minorile. Il fenomeno migratorio dei minori si diversifica per tipologie e bisogni. Nel giro di qualche anno ha assunto dimensioni non trascurabili. E sta mettendo in discussione la risposta dello Stato e della giustizia, dalla ripartizione dei fondi alle procedure da adottare nei casi piu' delicati ai percorsi di inclusione sociale. I destini dei minori stranieri o rom e italiani non sono gli stessi. "A parita' di reato, i minori immigrati sono piu' spesso condannati, ricevono molto piu' frequentemente misure cautelari detentive, rimangono per piu' tempo in carcere, mentre con molta meno frequenza, sono destinatari di misure diverse, quali ad esempio il collocamento in comunita' alloggio o in famiglia", scrivono gli autori. Nei Cpa il numero di minori stranieri che esce con misure di custodia cautelare e' significativamente piu' alto rispetto a quello degli italiani. Nel 2006, su 726 minori per cui il giudice ha disposto il carcere, 504 erano stranieri. Il diverso trattamento dipenderebbe dall'alto tasso di allontanamento arbitrario dalle comunita' per i rom e, in particolare, per le ragazze dei Paesi dell'ex-Jugoslavia, "talvolta in stato di gravidanza o sottoposte a forti condizionamenti e a sfruttamento da parte del gruppo di appartenenza". Un'altra causa risiede nel fatto che "sono privi in genere di documenti di identita' e di riferimenti familiari, cio' consente loro di sottrarsi con maggiore facilita' a impegni cui potrebbero essere assoggettai in caso di provvedimento penale non restrittivo". Senza genitori, progetti di vita ne' identita', i minori stranieri e in particolare i rom, "possono usufruire in maniera fortemente ridotta delle misure alternative alla detenzione previste dal codice", spiegano Pesarin e Bracalenti.Di qui l'urgenza di ripensare le pratiche di intervento, come lo stanziamento di fondi ad hoc dai ministeri e dagli enti locali. Sono minori, stranieri di prima e di seconda generazione e rom, spesso soli in Italia. Hanno storie, culture e progetti migratori diversi. Difficile scattare una fotografia d'insieme della nuova fascia di ragazzi che entrano nel circuito penale, perche' cambia molto rapidamente. "Ai primi arrivi di minori marocchini, hanno fatto seguito quelli della ex-Jugoslavia, poi gli albanesi, infine i rumeni- scrivono gli autori- Quasi sempre si e' trattato di minori non accompagnati, spesso di etnia rom come nel caso degli ex-jugoslavi e dei rumeni". A essere coinvolte nella gestione di questi nuovi flussi di devianza minorile sono tutte le strutture del penale: dai 12 centri interregionali per la Giustizia Minorile, ai 18 penitenziari, ai 24 centri di prima accoglienza (Cpa) fino ai Sevizi sociali con 29 uffici (Ussm) e alle comunita' socioeducative ministeriali (12) e del privato sociale. E' un quadro complesso e preoccupante, quello che emerge dal lavoro quotidiano dei servizi giudiziari minorili, soprattutto per la questione dei minori rom, che tende a sovrapporsi a quella dei minori stranieri. "Sovente sfruttati, spinti a delinquere, privati delle esperienze dell'infanzia- secondo Bracalenti e Pesarin- la grande maggioranza dei rom che attualmente entrano nel circuito penale minorile sono stranieri, per lo piu' provenienti dalla Romania, o dalla ex-Jugoslavia". Si sottolinea anche l' elevato numero di bambini sotto i 14 anni: nei Cpa nel 2006 sono stati ben 274, di cui solo 6 italiani. Altro dato significativo e' che "la componente femminile vede fortemente rappresentati Romania e Paesi dell'Est". Nel caso dei ragazzi marocchini, partono da contesti di estrema poverta' e viaggiano da soli, ma hanno parenti in Italia. "La via dell'illecito e' un mezzo per modificare situazioni di bisogno ed estrema poverta'", afferma la ricerca. In Italia li aspetta spesso lo spaccio al dettaglio e il furto. "Tale scelta e' favorita dall'esistenza di una rete deviante all'interno del gruppo di connazionali che le fornisce supporto. Per i rumeni invece il dato della poverta' si combina con un forte elemento di disgregazione del contesto d'orgine sociale e familiare". Per quanto riguarda i rom, nel 2006 ne sono stati segnalati all'Autorita' giudiziaria e ai servizi sociali 2.424, pari al 12% del totale dei minori segnalati. Il maggior numero di denunce al centro Italia: 1434, seguito dal Nord con 599. Emerge anche una presenza di stranieri nel circuito della Giustizia minorile disomogenea a livello nazionale. Se il Centro e il Nord Italia sono zone 'ad alta emergenza', al Sud e nelle Isole, il problema non e' sentito e a finire nella rete del crimine sono ancora prevalentemente i ragazzi italiani. (Wel/ Dire)