LA PRESENZA COSTITUISCE VIOLAZIONE DEI DIRITTI DEI GENITORI.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 4 nov. - No ai crocifissi nelle
classi. Lo ha deciso la Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo
(Coe). La presenza dei crocifissi in classe costituisce "una
violazione del diritto dei genitori ad educare i figli secondo le
loro convinzioni" e viola anche "il diritto dei loro figli alla
liberta' di religione". Il caso era stato sollevato nel 2002 da
Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia
residente ad Abano Terme (Padova) che aveva chiesto al preside
dell'istituto comprensivo statale "Vittorino da Feltre" di
togliere il crocifisso dalle aule dove studiavano i suoi due
figli. La donna aveva espresso la propria contrarieta' facendo
riferimento anche ad una precedente sentenza della Corte di
Cassazione senza pero' ottenere risposte positive dalla scuola.
Di qui la decisione di rivolgersi al Tar del Veneto prima (nel
2002) e, poi, visto l'ostruzionismo del ministero
dell'Istruzione, alla Corte di Strasburgo (nel 2006).
In questa ultima sede sette giudici hanno sentenziato ieri che
la presenza dei crocifissi nelle aule, "che non e' possibile non
notare", puo' facilmente essere interpretata dai ragazzi di ogni
eta' come un evidente "segno religioso" e, dunque, potrebbe
condizionarli. E se questo condizionamento puo' essere di
"incoraggiamento" per i bambini gia' cattolici, puo' invece
"disturbare" quelli di altre religioni, in particolare se
appartengono a "minoranze religiose" o gli atei. Per la Corte la
"liberta' di non credere in nessuna religione non e' limitata
all'assenza di servizi religiosi o di educazione religiosa", ma
e' estesa a "pratiche e simboli che esprimono un credo, una
religione o anche l'ateismo".
Gli Stati, insomma, sarebbero tenuti a "osservare la
neutralita' confessionale nei contesti della pubblica
educazione". Il pluralismo religioso, ricordano i giudici "e'
essenziale per garantire una societa' democratica". Mentre la
presenza dei crocifissi in classe "restringe il diritto dei
genitori ad educare i loro figli secondo le loro convinzioni e il
diritto degli alunni a credere o non credere". Per i giudici si
tratta di una violazione esplicita dell'articolo 2 del Protocollo
numero 1 (diritto all'educazione) e dell'articolo 9 (liberta' di
pensiero, coscienza e religione) della Convenzione sui diritti
umani.
(Wel/ Dire)