"CON LA RIFORMA, SUPERIORI PIÙ VICINE ALLE IMPRESE"
INTERVISTA AL DIRETTORE EDUCATION DI CONFINDUSTRIA, GENTILI.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 21 dic. - (di Paola Spinelli,
vicepresidente Anp Roma) Il ciclo formativo piu' vicino alla
realta' delle imprese, con il merito che potrebbe davvero
scalzare "Mammut e Dinosauro", cioe' "burocrazia e
corporativismo", da sempre alleati per ostacolare qualsiasi
sforzo di innovare la scuola italiana. Claudio Gentili, direttore
Education di Confindustria, in questa intervista per l'agenzia
Dire parla della nuova riforma delle superiori, promuovendola,
senza pero' nascondere i concreti problemi di attuazione che ci
saranno.
Dottor Gentili, in base alla sua esperienza di direttore di
Confindustria per l'education, ritiene che il disegno strategico
per l'integrazione dell'offerta formativa tra pubblico e privato,
che lei auspicava in una recente intervista, possa essere
efficacemente realizzato con l'attuale riordino della scuola
superiore?
"Il sistema nazionale di istruzione e' fatto di scuole statali
e di scuole paritarie private e degli enti locali. I processi di
modernizzazione e di miglioramento dell'efficienza nei sistemi
formativi sono ostacolati da quella che e' stata efficacemente
definita "l'alleanza tra Mammut e Dinosauro", burocrazia e
corporativismo, i due grandi avversari di ogni innovazione che
introduca nella scuola i principi del merito, della valutazione,
della responsabilita' e della qualita'. Se ci guardiamo indietro,
dopo la legge sulla parita' scolastica, non e' stato realizzato
nessun intervento a favore della scuola libera. Il tutto e'
frutto di una resistenza contro cui si infrangono le forze
politiche del centrodestra e del centrosinistra, che per motivi
elettorali spesso sono attente ad alcune richieste corporative.
La promozione della competizione e dell'emulazione tra le scuole,
sia statali che paritarie, con modalita' di finanziamento che
premino le offerte migliori, incentivino lo sviluppo e
trasferiscano risorse direttamente alle famiglie, e' invece di
fondamentale importanza per un progetto di scuola libera in grado
di assicurare alle famiglie la liberta' di scegliere per i propri
figli il tipo di formazione che ritengono piu' adatta.
I tempi per un'istruzione piu' libera sono ormai maturi e questa
riforma del sistema di istruzione secondaria superiore ne e' la
dimostrazione".
La nuova riforma, quindi?
"Vorrei sottolineare come la nuova riforma avvicini
ulteriormente mondo della formazione e mondo delle imprese. In
particolare, il nuovo Regolamento che disciplina l'istruzione
tecnica chiama le scuole, le aziende e le loro organizzazioni di
rappresentanza a nuove responsabilita', in termini di
disponibilita', di attenzione, di collaborazione nella governance
degli istituti, nelle attivita' didattiche e nelle dotazioni di
laboratorio. Verranno costituiti dei dipartimenti per favorire
l'aggiornamento costante dei percorsi di studio; un Comitato
tecnico-scientifico rafforzera' il raccordo tra gli obiettivi
educativi della scuola e le esigenze del territorio; soggetti
esterni, per esempio le imprese, potranno collaborare con le
scuole per arricchire l'offerta formativa e favorire lo sviluppo
di competenze specialistiche negli studenti. Dalla scuola
l'impresa potra' apprendere le metodologie di trasmissione
formale dei saperi; dall'impresa la scuola apprendera' il valore
delle conoscenze professionalizzanti e delle competenze
spendibili nel mercato del lavoro".
Lei ha avuto modo di ricordare tre aree nelle quali la
Confindustria si e' particolarmente impegnata: il management
scolastico, l'innovazione didattica e il rapporto scuola lavoro.
Quali sono le attivita' concrete che avete attivato sul
territorio?
"Facilitare l'incontro tra mondo della scuola e mondo del
lavoro e' da sempre uno dei nostri obiettivi prioritari. Basti
pensare alle reti e ai network realizzati da scuole, universita'
e imprese sul territorio sia attraverso progetti consolidati come
il Progetto Qualita', il Sito ReQuS, i Poli
formativi-tecnologici, il Progetto Lauree Scientifiche, la Rete
Scuole dell'Alternanza, la Rete dell'Apprendistato, la Rete delle
Imprese Formative Simulate, sia con progetti piu' recenti. Ne
cito soltanto alcuni tra cui: il Progetto Club dei 15 istituti
tecnici dell'innovazione manifatturiera, la Rete delle scuole che
sperimentano e anticipano la Riforma dell'istruzione tecnica, i
Laboratori di sviluppo e sostegno all'innovazione nell'istruzione
tecnica. Si tratta di iniziative finalizzate al rafforzamento
della collaborazione tra mondo della scuola e mondo del lavoro,
alla diffusione delle didattiche innovative, centrate
sull'attivita' laboratoriale e sulla progettazione per competenze
e all'introduzione dei nuovi modelli organizzativi e gestionali
che aprono una nuova stagione di collaborazione nella governance
degli istituti. Managemet scolastico, innovazione didattica e
rapporto scuola-lavoro sono strettamente interconnessi e cio'
comporta che essi debbano esser sempre affrontati in un'ottica di
sistema, mettendo in luce di volta in volta i punti di contatto e
i nessi di causalita' che li caratterizzano. In particolare
didattica e organizzazione sono inscindibili in quanto la
funzionalita' degli organismi e le novita' che li connotano non
possono essere disgiunti dalla necessita' di favorire un piu'
efficace processo di insegnamento-apprendimento; d'altro canto il
rinnovamento delle pratiche didattiche, che punta sulla
centralita' del laboratorio e sull'individuazione delle
competenze da sviluppare negli studenti non puo' non essere
presidiato attraverso modalita' che garantiscano una piu'
efficiente governance".
A livello centrale e territoriale quali difficolta' si possono
ipotizzare nell'applicazione della riforma?
"È davvero urgente avviare una rigorosa ed efficace opera di
comunicazione, di orientamento, di aggiornamento dei docenti e di
preparazione organizzativa. Si tratta di porre mano a misure di
accompagnamento che non possono essere a costo zero. Presidi,
insegnanti e famiglie non hanno ancora certezze sulle
caratteristiche della nuova istruzione tecnica che andra' in
vigore a partire dall'anno scolastico 2010/2011: chi gestisce il
personale non sa ancora come far fronte a carenze o surplus di
docenti, come organizzare i laboratori, come assicurare
l'insegnamento delle 'scienze integrate'. Chi insegna non sa
quali saranno le nuove discipline. Chi deve produrre nuovi
strumenti didattici non sa come orientare i propri investimenti.
Chi sviluppa azioni di orientamento, in vista delle preiscrizioni
del prossimo gennaio, non sa se dovranno essere incentrate sulla
vecchia o sulla nuova istruzione tecnica. Le famiglie non hanno
chiaro il destino dei propri figli e finiscono per privilegiare i
licei come rifugio di fronte all'incertezza. Ogni modifica
legislativa resta sulla carta se non e' sostenuta da linee guida
chiare e concrete misure di accompagnamento e se non trova nel
territorio il luogo del suo inveramento".
I problemi non mancano...
"Ma ci sono anche segnali incoraggianti: la crescita delle
iscrizioni negli istituti tecnici delle zone piu' industriali,
l'impegno di numerose scuole a favore della riforma, l'ormai
largamente condivisa idea della specificita' dell'istruzione
tecnica (che non puo' essere confusa ne' con i licei ne' con
l'istruzione professionale), l'ampio coinvolgimento degli
imprenditori nella collaborazione con le scuole, come gia' sta
avvenendo attraverso le sperimentazioni in Veneto, in Lombardia e
nei territori provinciali dove piu' diffusa e' l'attivita'
manifatturiera, riuniti nel Club dei 15".
(Wel/ Dire)
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