(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 16 dic. - Si sono conosciute davanti ai cancelli di una scuola elementare nel quartiere Roma Est, dove attendevano ogni giorno l'uscita dei loro bambini, e oggi hanno un piccolo, ma importante, progetto in comune: realizzare un co-housing, ovvero una "comunita' di vicinato" dove madri e figli possano trovare non solo una casa, ma anche una forma di coabitazione improntata all'attenzione al benessere e alla qualita' della vita. A raccontare questa storia metropolitana e' Flavia Flacco, presidente di "Progetto coabitazione-La casa sull'albero", un'associazione formata da oltre dodici madri tra i ventotto e i quarantatre' anni, con quattordici bambini tra gli uno e i nove anni, quasi tutte single. Ma soprattutto costrette a sobbarcarsi un mutuo insostenibile o a vivere in una stanza all'interno di un appartamento in condivisione con altre persone. "All'inizio abbiamo creato un gruppo di auto-aiuto tra mamme- racconta la presidente dell'associazione- Ci incontravamo una volta a settimana per parlare dei conflitti con i nostri partner, di come sbarcare il lunario e anche della condizione di estrema solitudine che vivevano alcune di noi". Cosi' settimana dopo settimana si e' creata una vera e propria "rete" e ora, a due anni dall'inizio di quell'esperienza, "non solo stiamo molto meglio, ma vogliamo vivere insieme". Da qui l'idea di realizzare un progetto pilota nella citta' di Roma che non si ispiri alle comuni degli anni Settanta dove beni e affetti venivano (almeno idealmente) messi in comune, che non segua la filosofia dei centri sociali occupati dal momento che l'obiettivo non e' l'occupazione immobiliare e che non si trasformi in un ecovillaggio, visto che l'idea di fondo non e' quella di vivere fuori dalla citta', rifiutando gli schemi economico-sociali della societa'. "Attualmente stiamo cercando di individuare un'area adeguata e siamo in contatto con rappresentanti dell'amministrazione comunale e di alcuni municipi- spiega il presidente de "La casa sull'albero"- Il Comune di Roma e' ricco di patrimonio immobiliare inutilizzato- prosegue- e la forza del nostro progetto sta nell'autofinanziamento in forma solidale, perche' una parte delle nostre associate fa parte delle categorie previste dall'housing sociale, in quanto precarie e con figli, e un'altra, pur appartenendo, al ceto medio ha difficolta' ad acquistare un appartamento". La richiesta pero' non fa affatto leva su alcuna forma di assistenzialismo: "Se avessimo un lotto di terreno a disposizione- sottolinea Flavia Flacco- con una rendita solidale e un canone calmierato, riusciremmo a finanziare la casa per tutti". Il progetto, inoltre, prevede una particolare attenzione alle problematiche connesse all'ecologia e alla sostenibilita'. Sono molte le pratiche basate sul riuso e sul riciclo che possono essere messe in atto: dalla raccolta differenziata condominiale all'uso dei pannelli solari, dall'utilizzo di materiali naturali alle tecniche di risparmio energetico. Per non parlare ovviamente degli aspetti relazionali. "Il co-housing -conclude il presidente dell'associazione- per noi e' una forma abitativa che crea una struttura simile al villaggio in cui tra vicini di casa si condivide e si supera la solitudine della metropoli". (Wel/ Dire)