(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 16 dic. - Mediazione culturale, un progetto serio per la seconda accoglienza, che deve essere disegnata sul profilo di ciascun minore accolto, un futuro certo per coloro che accedono ai programmi di protezione e di accoglienza. Sono queste le maggiori problematiche che emergono dal convegno di Save the Children Italia, durante il quale e' stato presentato il primo rapporto annuale "I minori stranieri in Italia". A presentare i rapporto Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, Laura Lagi, coordinatrice del progetto Civico Zero, che ha ospitato a Roma il convegno, Mohammad Musavi e Centa Hamidovic, educatori e mediatori del Civico Zero, Angelo Carbone, del ministero degli Interni, Margherita Occhiuto, dell'ufficio Minori del Comune di Roma e Angelo Mammana, del centro di Giustizia minorile per il Lazio. "L'aumento delle migrazioni, destinate ad aumentare nei prossimi anni, e' un fatto significativo- sottolinea Neri- e in questo contesto, se da Copenhagen non si avranno risultati, il fenomeno crescera' ancora di piu'". I flussi migratori, da qualche tempo al centro dell'azione di Save the Children "mettono i minori e gli adolescenti in situazioni pericolose, spesso ci sono separazioni dai genitori e contesti traumatici". L'azione dell'organizzazione internazionale e' quella di occuparsi in particolare dei minori stranieri non accompagnati "e quindi- spiega Neri- particolarmente a rischio". In Italia pero' sono diversi i problemi che affrontano le agenzie che lavorano per l'inserimento dei minori in progetti di protezione: "Il primo- sottolinea il direttore generale di Save the Children Italia- e' quello della mediazione culturale, che e' scarsissima dei centri di accoglienza". Accoglienza che non deve essere solo primaria, cioe' relativa all'orientamento e alle prime informazioni che vengono fornite ai minori appena arrivati in Italia "ma anche secondaria, ovvero tutti quei servizi- spiega Neri- relativi alla formazione, all'orientamento al lavoro e a un serio progetto di inserimento e di inclusione sociale". D'accordo con Neri e' Occhiuto che sottolinea la "grave incertezza nella quale lavorano gli operatori e vivono i ragazzi dei circuiti di protezione per minori non accompagnati": se infatti prima del pacchetto sicurezza i minori che erano inseriti in questo percorso e poi ottenevano, appena raggiunta la maggiore eta', un permesso di soggiorno automaticamente ora non e' piu' cosi'. "C'e' un grande problema rispetto al passaggio del minore dalla minore alla maggiore eta'- sottolinea Occhiuto- i ragazzi infatti non sono motivati a entrare in un circuito in cui poi avranno problemi raggiunta la maggiore eta'. È per questo- chiede- che dobbiamo avere chiarezza sui piani istituzionali e sulle prospettive future di questi giovani". Un altro elemento di criticita' e' relativo all'identificazione: "Identificazione che deve essere per forza fatta dalle forze dell'ordine" e che se non viene fatta fa concretizzare di fatto il rischio di perdere completamente le tracce del minore. Per Mammana la mediazione culturale per coloro che son entrati in un circuito penale e' fondamentale: "Stiamo lavorando da tempo- spiega il dirigente del centro di giustizia minorile- per fare in modo che si trovino, nella comunicazione con minori stranieri, elementi forti come la comunicazione sociale e la decodifica del sistema giuridico e sociale in cui si vive, in Italia". (Wel/ Dire)