(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 14 dic. - "Un altro harakiri culturale perpetrato da un finto educatore sulla pelle dei nostri bambini". Cosi' il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia commenta l'iniziativa di un insegnante di una scuola elementare di Cremona frequentata da bambini di diverse nazionalita', che ha deciso di sostituire le celebrazioni per il Natale con la cosiddetta 'Festa delle luci'. "Sarebbe il caso, oltre alla dovuta solidarieta' a Gesu', Giuseppe e Maria, di dare tutto l'appoggio possibile ai bambini vittime di queste capriole buoniste- avverte Zaia- e' assurdo che si decida di cancellare una festivita' come il Natale in un nome di un principio di inclusione che ha il sapore di una ipocrisia politicamente corretta". C'e' chi, prosegue il titolare delle Politiche agricole, "evidentemente amando poco la storia e le tradizioni che definiscono la nostra identita', vuole eliminarne i simboli piu' forti e persino i nomi, sostituendoli con espressioni edulcorate e false come 'festa delle luci'". A questo "istinto di autodistruzione ci ribelliamo- tuona Zaia- il Natale va festeggiato e va chiamato Natale, perche' momento centrale della eredita' cristiana in cui e' radicata la nostra cultura". Dopo "la proposta di schiodare i crocifissi dalle aule, ora l'idea di eliminare il Natale- prosegue nella sua reprimenda il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia- si vuole forse annullare la propria identita' e sensibilita' per non urtare quella degli altri? Sono proprio queste iniziative buoniste e ipocrite, figlie di una cultura politica decadente, che ghettizzano le varie realta' culturali che esistono oggi nel nostro Paese". I musulmani "non si sognerebbero mai, giustamente, di rinunciare alle proprie celebrazioni e ai propri riti per paura di dare fastidio a noi- aggiunge Zaia- senza contare che proprio nel Corano, la Madonna e Gesu' Cristo sono ampiamente citati". Insomma, "bisogna celebrare il Natale, con i suoi simboli, e insegnare ai nostri figli cosa esso significhi- conclude il ministro- le feste posticce dai nomi neutri, segno dell'omologazione e della paura, lasciamole ad altri". (Wel/ Dire)