CENSIS: ITALIA SENZA FIGLI, FARLI NON CONVIENE
40,3 NEONATI OGNI 1.000 DONNE, LONTANO DA ALTRI PAESI EUROPEI.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 9 dic. - Il calo vistoso che ha caratterizzato la fertilita' e la natalita' in Italia tra la fine degli anni '70 e i primi '90 ha consegnato agli italiani degli anni 2000 un Paese stabilmente a crescita zero. Il tasso di fecondita' rimane tra i piu' bassi d'Europa: il numero di nuovi nati per 1.000 donne in eta' fertile nel 2007 e' infatti pari a 40,3 contro i 41,9 della Grecia, i 43,1 della Spagna e i 54,8 della Francia. Una volta avuto il primo figlio, mediamente in eta' relativamente avanzata, molte madri italiane peraltro non ne fanno altri pur desiderandoli: secondo l'Istat, circa un terzo di esse cita a questo proposito motivi economici (20,6%) e di lavoro (9,5%). Dunque, secondo il rapporto annuale del Censis, presentato venerdi' a Roma, emerge in modo chiaro "come il combinarsi dell'instabilita' lavorativa ed economica della popolazione giovanile con le trasformazioni di matrice culturale impatti sia sull'eta' del primo parto che sul ridimensionamento delle aspirazioni genitoriali delle italiane". La strutturazione attuale del sistema di tutele d'altronde appare fortemente inadeguato e troppo legato al vincolo della condizione professionale: i dati al 2005 mostrano come il 55,2% delle donne che hanno avuto un figlio nell'anno di riferimento fossero occupate al momento del parto, e che a questa quota di donne sia spettato complessivamente l'84% delle prestazioni economiche per la maternita', pari mediamente a poco meno di 5.000 euro complessivi. Al contrario, alle disoccupate (il 5,2% delle madri) e' spettato il 2,1% dell'importo complessivo, e a quelle in condizione non professionale (il 39,6% delle madri) il 13,9% delle prestazioni (a titolo di assegni di maternita' erogati per le donne disoccupate e in condizione non professionale, misure soggette a limiti contributivi e a verifica dei mezzi) pari a circa 1.137 euro. Il mercato del lavoro, che rappresenta l'unico strumento per agganciare forme di sostegno effettive, offre sempre meno stabilita', in particolare per le donne, i lavoratori nella fasce d'eta' piu' giovani e soprattutto per i lavoratori stranieri, che se da una parte contribuiscono in modo decisivo alla ripresa della fertilita', dall'altra rappresentano una categoria estremamente debole sotto il profilo socioeconomico e spesso esclusa da molti dei benefici previsti per la maternita'. (Wel/ Dire)
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