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ROMA – Il Comitato promotore del referendum contro l’allargamento della Ztl Fascia verde a Roma ha deciso di fare ricorso al Tribunale dopo che la Commissione del Comune ha respinto il quesito consultivo che era stato presentato.
Liberisti Italiani ha deciso di sostenere le spese legali. In base all’ordinanza del sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, firmata il 30 ottobre, da domani non potranno più circolare i veicoli diesel Euro 3 e benzina Euro 2. La proroga vale solo per i diesel Euro 4 e benzina Euro 3.
“Ho firmato il mandato con Fabio Tidei al responsabile Giustizia di Liberisti Italiani, l’avvocato Alessandro Onofri, per depositare il ricorso al Tribunale di Roma – ha affermato il presidente di Liberisti Italiani, Andrea Bernaudo – Lo abbiamo fatto come firmatari e presentatori del quesito referendario, a nome del Comitato promotore del referendum ‘No Ztl Fascia verde allargata a tutta Roma’, ma soprattutto a nome delle centinaia di migliaia di famiglie, pendolari e turisti meno abbienti ai quali si vuole impedire di circolare a Roma e poter lavorare e continuare la propria vita. Questa è la prima vera battaglia in Italia contro gli estremismi dei pianificatori ‘green’ e Liberisti Italiani è la prima organizzazione politica a farlo senza tentennamenti e con azioni concrete”.
“La nostra richiesta di referendum è stata respinta con motivazioni giuridicamente discutibili, come se il Comune di Roma Capitale non avesse competenze specifiche nella gestione del traffico a Roma (dopo aver adottato e prorogato esso stesso la Ztl fascia verde!) e come se non fosse diritto dei romani potersi esprimere su un provvedimento che impatta con violenza e prepotenza sulle proprie vite e sul proprio portafoglio. Perché un conto è gestire con intelligenza la viabilità cercando di ridurre l’inquinamento, un altro è quello di avere una visione politica distopica ed estremista, e imporla con la forza di leggi e ordinanze ideologiche e liberticide. Siamo convinti che il giudice che dovrà decidere su questo ricorso non potrà negare né la competenza specifica di Roma Capitale sulla materia né il diritto dei romani a esser consultati su una misura così impattante, invasiva e liberticida” ha concluso Bernaudo.
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