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ROMA – Ratti giganti africani, vestiti di tutto punto con delle micropettorine fucsia molto professionali, al guinzaglio. Concentratissimi. Una sorta di Ratatouille in versione CSI. Topi addestrati a fiutare una particolarissima merce di contrabbando: i resti di animali in via di estinzione. Le squame dei pangolini, i corni dei rinoceronti, le zanne degli elefanti. I topi potrebbero essere l’ultima arma impiegata nella lotta contro il traffico illegale di animali selvatici. Secondo stime dell’Interpol un mercato da 20 miliardi di dollari l’anno.
I ricercatori di Apopo, una ONG fondata in Belgio e con sede in Tanzania, ne hanno addestrati otto. Otto campioni che sono riusciti a rintracciare la merce anche quando era nascosta tra oggetti comunemente usati per confondere gli odori, come arachidi, foglie, parrucche e detersivo. Prima erano specializzati nell’individuare mine antiuomo e tubercolosi. Per segnalare il maltolto si tappavano il naso per tre secondi. Nel 2023, i ratti sono stati sottoposti a una simulazione del mondo reale nel porto di Dar es Salaam, la capitale commerciale della Tanzania. I ratti hanno trovato l’85% dei campioni di fauna selvatica illegale che erano stati piazzati.
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