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Violenza donne, Valente: “Per misure cautelari riconoscere ‘reati sentinella’”

"Massima attenzione commissione su ctu e utilizzo pas nei tribunali"

Pubblicato:31-10-2019 15:53
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:54
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ROMA – “La violenza di genere non è un’emergenza, è un fenomeno che si ripete, che viene da lontano e che si è acuito. Crescono i reati, crescono anche le denunce ed è su protezione e prevenzione che bisogna fare di più, visto che ogni due giorni una donna viene uccisa”. Lo ha detto Valeria Valente, presidente della Commissione d’inchiesta sul femminicidio in diretta fb dall’Agenzia di stampa Dire, dialogando con l’avvocata Andrea Catizone, esperta di questioni di genere.
“Al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte- ha detto Valente ricordando l’incontro di ieri- abbiamo chiesto di inserire nelle scuole l’educazione alla relazione paritetica. E’ nei pregiudizi e negli stereotipi e quindi sulla prevenzione, come prevede la Convenzione di Istanbul, che bisogna fare di più. Qui siamo ancora a ragazzi che controllano i cellulari delle proprie fidanzate e a ragazze che credono che tutto questo sia prova d’amore”.

Un altro tema è quello della “P di protezione per quante denunciano la violenza subita“, ha detto ancora la presidente Valente: “E’ necessaria, nelle misure cautelari, una valutazione del rischio più puntuale, il riconoscimento dei cosiddetti reati sentinella‘ che sono sintomatici di un’escalation che arriva al femminicidio e per questo serve una formazione specifica di tutti coloro che intervengono su questi casi, dalle forze dell’ordine, agli avvocati, agli operatori sanitari, agli psicologi fino ai giudici. Al momento il tassello più avanzato è quello dei Centri antiviolenza, ma non possiamo lasciare tutto a loro”.


E a proposito di psicologi e CTU Valeria Valente, riferendosi ai numerosi casi di donne accusate di PAS (Sindrome di alienazione parentale) che hanno perso o rischiano di perdere i propri figli dopo aver denunciato la violenza subita dai propri partner, ha ribadito la “massima attenzione della Commissione su questi casi, perché la violenza non è conflittualità. Come si fa- ha detto Valente- a chiedere alle donne di denunciare se poi accade questo?”.

La Commissione d’inchiesta lavora anche per “mettere in evidenza le mancanze che persistono nel contrasto alla violenza di genere a fronte di una legislazione che nella sua eccellenza “fa anche scuola”. Secondo la Presidente rispetto ai dettami della Convenzione di Istanbul e alle famose tre P, mentre sulla ‘Punizione’ si è fatto molto, restano più scoperte ‘Prevenzione e Protezione‘. Il meccanismo s’inceppa nella cultura. Quando si chiede ad una donna che denuncia, ad esempio, ‘come fosse vestita?’ o ‘se avesse un’altra relazione’. Uomini e donne vivono le relazioni in modo diverso e l’approccio del ‘potere’ nella dinamica di relazione- ha spiegato- è un tema di ordine culturale. E si sa- ha detto ancora la senatrice- la prevenzione porta risultati sul lungo tempo e non offre consensi immediati”.  “Un limite- ha concluso- il fatto che la Commissione sia stata istituita monocamerale. Si lavora con più fatica e serve molto più tempo. Avremmo bisogno- ha concluso- di più mezzi e risorse”.

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