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Migranti, arrivati a Roma 82 profughi siriani grazie ai corridoi umanitari

Da febbraio 2016, sono 1.400 in Italia, e in totale oltre 2.100 le persone arrivate in Europa in modo "legale e sicuro".

Pubblicato:31-10-2018 18:06
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:44

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ROMA – “Oggi festeggiamo la festa dell’umanità, perché cerchiamo di restituire speranza”. Con queste parole Paolo Naso, coordinatore programma rifugiati e migranti della Mediterranean Hope della Federazione delle Chiese protestanti italiane (Fcei) ha accolto l’arrivo all’aeroporto di Fiumicino, di 82 profughi siriani dal Libano grazie ai Corridoi umanitari promossi da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese, in accordo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri.

Con questo gruppo di rifugiati siriani, da febbraio 2016, sono 1.400 in Italia, e in totale oltre 2.100 le persone arrivate in Europa – in particolare in Francia, Belgio e Andorra – in modo “legale e sicuro”.


“Non siete dei privilegiati” ha detto Naso: “Accogliervi è un diritto riconosciuto dalla Costituzione italiana”. Il responsabile della Fcei ha continuato: “Chiediamo altre decine di corridoi; alle istituzioni, un corridoio dalla Libia; e in occasione della Conferenza sulla Libia di novembre chiediamo anche lo sviluppo su scala europea dei Corridoi”.

Presente a Fiumicino anche Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. “Quello di oggi è il 19esimo gruppo giunto in Italia dal Libano, e mi rende anche particolarmente contento che sia il gruppo con più bambini. È sempre una grande emozione” ha detto Riccardi. “Quando guardo questi ragazzi penso al futuro nel nostro Paese. Ma penso anche, tra anni, alla possibilità del ritorno in una Siria pacificata. L’orrore di quel conflitto sicuramente unisce noi Chiese cristiane. Casa nostra è casa vostra”.

PROFUGHI SIRIANI ARRIVATI A ROMA: ITALIANI CI AIUTANO

“Siamo molto contenti di poterci costruire un nuovo futuro. Non avremmo mai immaginato che potesse capitarci una cosa del genere: sono stati tutti veramente molto gentili con noi”. E’ emozionata Alaa, gli occhi stanchi per il viaggio ma che brillano di emozione. In braccio stringe la sua bambina di tre anni, Warda Al-sham, in italiano “rosa del levante”. Ma “Al-Sham” è anche il nome con cui anticamente veniva indicata la Siria.

“E’ stanca, il viaggio è stato molto lungo”, dice Alaa, che come tutte le mamme si preoccupa del futuro: “Ora speriamo che vada tutto bene, che troviamo un lavoro e che restiamo in salute. Io e mio marito siamo studenti universitari, lui di ingegneria e io di Comunicazione. Speriamo di poter continuare qui l’università”.

Intervistata dalla ‘Dire’, Alaa è una degli 82 profughi siriani partiti dal Libano grazie ai Corridoi umanitari promossi da Sant’Egidio, Chiese evangeliche e Tavola valdese, in collaborazione coi ministeri degli Esteri e degli Interni. Stamani il gruppo è atterrato all’aeroporto internazionale di Roma, il ‘Leonardo da Vinci’.

Alaa, come suo marito, è originaria di Dara’a, la cittadina al confine con la Giordania da cui è nato il primo focolaio della rivoluzione del 2011. “Siamo andati via nel 2013 – ricorda – insieme alla mia famiglia d’origine, che ora è rimasta nei campi profughi in Libano, e spera di poterci raggiungere presto”.

La piccola famiglia andrà a Biella, dove è attesa da un’altra famiglia italiana che li aiuterà ad inserirsi: “Farà freddo laggiù? pazienza”, dice Alaa, con un sorriso.

A Fiumicino, a dare il benvenuto ai profughi c’è anche Yasmina, originaria di Homs, giunta in Italia col primo aereo dei Corridoi dal Libano nel febbraio 2016. “Grazie ai volontari ho potuto stabilirmi a Roma e studiare: ora sono al secondo anno di università” racconta ai cronisti. “Mio marito è stato aiutato a trovare lavoro, ma soprattutto è stata curata la mia bambina, che era molto malata. Abbiamo due figli, e ora sono entrambi sani”.

Cos’è la prima cosa che suggeriresti ai tuoi connazionali appena sbarcati? “Di stare tranquilli” risponde all’agenzia ‘Dire’ – perché la gente vi aiuterà. Sembra che i politici non vogliano i migranti, ma la realtà è molto diversa: gli italiani ci aiutano molto”.

NASO (FCEI): CHE BELLA L’ITALIA DEI CORRIDOI UMANITARI

Quella dei Corridoi umanitari è un’esperienza “che ci ha fatto conoscere un’Italia bella, dell’integrazione”. Perché tale modello favorisce un inserimento “molecolare” dei migranti: “Non creaiamo grandi centri di accoglienza bensì di vicinato. E questo psicologicamente riduce le paure”: così all’agenzia ‘Dire’ Paolo Naso, coordinatore programma rifugiati e migranti della Mediterranean Hope della Federazione delle Chiese protestanti italiane (Fcei), a margine dell’arrivo all’aeroporto di Fiumicino di 82 profughi siriani dal Libano.

Il progetto è promosso dal febbraio 2016 da Comunita’ di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e Tavola Valdese, in accordo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri, con cui un protocollo biennale di intesa è stato rinnovato ad autunno scorso.

“I Corridoi finora realizzati sono completamente finanziati dagli enti che li hanno promossi” prosegue Naso. “Quindi 8xMille alle Chiese valdesi e metodiste, che hanno garantito il capitale iniziale, poi fondi giunti da Conferenza episcopale, parrocchie, associazioni, o privati cittadini. Che hanno contribuito non solo con denaro ma anche mettendo a disposizione case, biglietti aerei, cure mediche, corsi di formazione”.

I profughi infatti vengono accolti a livello nazionale da volontari e persone delle comunità che offrono un letto o si mettono in moto per cercare una casa, assitendo per i primi tempi le famiglie nei loro bisogni più immediati: “Spesso ci chiediamo cosa si possa fare nel concreto per aiutare queste persone. Ecco: noi ci siamo messi a disposizione” spiega ancora alla ‘Dire’ Fabio.

Fabio è un volontario, a Fiumicino per accogliere una famiglia di tre persone da accompagnare a Padova, la sua città, dove per loro ha cercato un appartamento: “Per i primi giorni li lasceremo riposare: la vita in un campo profughi è dura. Poi li aiuteremo a sbrigare alcune pratiche burocratiche. Quindi gli verrà offerto un corso intensivo di italiano, per poter trovare al più presto un lavoro”.

A livello nazionale i profughi siriani giunti oggi andranno in Veneto, Lombardia, Umbria, Sicilia, Calabria, Lazio, Piemonte, Sardegna, sempre assisiti da comunità locali cristiane di cattolici e protestanti.

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