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Continua la riflessione sul genere di Gender Bender, a Bologna dal 9 al 22 settembre

Ventesima edizione del Festival internazionale prodotto da Il Cassero. Un viaggio in 60 'tappe' nelle identità, tra conflitti e dialogo intergenerazionale

Pubblicato:31-08-2022 17:12
Ultimo aggiornamento:31-08-2022 17:12

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BOLOGNA- Il contributo, spesso sottovalutato, delle artiste del passato. Il dialogo, non sempre semplice, tra generazioni, la molteplicità delle identità possibili. E poi la rappresentazione della disabilità sulla scena e i conflitti, tema di strettissima attualità. Continua la riflessione sui corpi e sul genere di Gender Bender: il festival internazionale che intercetta e presenta al pubblico le evoluzioni con cui mutano gli immaginari legati al genere nelle arti contemporanee torna con la ventesima edizione dal 9 al 22 settembre.

ARTISTI E PRODUZIONI DA 25 PAESI

GENDER BENDER BLISS

In tutto 14 giornate di programmazione, 60 appuntamenti, nove prime nazionali, 20 spettacoli di danza, 18 titoli cinematografici, cinque party, quattro progetti in rete e molto altro ancoraIn arrivo opere e artisti da Australia, Belgio, Brasile, Canada, Colombia, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Israele, Italia, Macao, Madagascar, Malesia, Paesi Bassi, Romania, Singapore, Slovenia, Spagna, Svezia, Taiwan, Ungheria, Usa, Venezuela.

LA PELLICOLA NEI CINEMA DI KIEV ALL’INIZIO DELLA GUERRA

E Ucraina, da dove arriva “Stop Zemlia”, opera prima della regista a Kateryna Gornostai, insignita dell’Orso di Cristallo alla Berlinale. “Stop Zemilia” è stato l’ultimo film proiettato nelle sale di Kiev prima dei bombardamenti. La pellicola racconta le gioie e le inquietudini di un gruppo di adolescenti attraverso lo sguardo della studentessa anticonformista Masha e del suo gruppo di amici. Nonostante sia girato prima dello scoppio del conflitto, il film mostra i segnali della guerra in arrivo: in alcune scene, i ragazzi vengono allenati dai profughi del Donbass all’uso delle armi proprio perché si annuncia l’arrivo dell’invasore (appuntamento domenica 18 alle 21 al Giardino del Cavaticcio).


PIONIERE E DIALOGO TRA GENERAZIONI

“Sisters with transistors”, dell’americana Lisa Rovner, è un documentario che esplora il ruolo cruciale, quanto sottaciuto, delle donne nella nascita e nello sviluppo della musica elettronica (martedì 20 ore 21, Giardino del Cavaticcio). Il confronto tra generazioni sale sul palco insieme agli artisti di “Jump”, il lavoro di Opera Bianco (Marta Bichisao e Vincenzo Schino), che mette in scena quattro performer di diverse età e differenti fisicità, impegnati in azioni farsesche e da slapstick comedy alla Buster Keaton, incentrate sulla figura del clown e sul rapporto tra salto e caduta, stabilità e disequilibrio (domenica 18 alle 18 e in replica lunedì 19 alle 21, DamsLab).

INDAGINE SUL CORPO ‘NERO’

L’esplorazione delle identità diverse passa dall’indagine sul corpo ‘nero’ e sulla sua rappresentazione (spesso per stereotipi) di “O samba do crioulo doido”, spettacolo creato dal coreografo brasiliano Luiz de Abreu e che lui stesso ha portato in scena per oltre un decennio. Poi, diventato non vedente, de Abreu ha trasmesso la coreografia al giovane danzatore Calixto Neto, protagonista di questo nuovo allestimento(venerdì 16 ore 18 e ore 21,30, Ateliersi). Si intitola invece “I Versi delle mani” e parla di disabilità il lavoro congiunto della coreografa Marta Bellu, dell’interprete Lucia Lucioli e della musicista Agnese Banti (lunedì 19 alle 18 e in replica martedì 20 alle 20, Teatro San Leonardo).

UNA LENTE PER RIFLETTERE SUI TEMI DEL CORPO E DEI DIRITTI

“In 20 anni Gender Bender è stata una lente preziosa e pionieristica, necessaria, per riflettere sul tema del corpo, del genere. Abbiamo bisogno di riflettere sui corpi e sui diritti, i diritti del corpo, i diritti alla felicità e i diritti alle libere espressioni. Gli artisti aiutano la comunità a esercitare il pensiero libero”, sottolinea la delegata del sindaco di Bologna alla Cultura, Elena di Gioia, presentando il festival, creato e diretto da Daniele Del Pozzo, in co-direzione con Mauro Meneghelli, e prodotto da Il Cassero con il sostegno del Comune di Bologna, della Regione Emilia-Romagna, del ministero della Cultura e di sponsor privati (Granarolo e Legacoop, tra i principali).

CULTURA PER BATTERE LA VIOLENZA

“Per densità, qualità e quantità delle proposte, è uno degli eventi principali del nostro panorama artistico”, riconosce Gianni Cottafavi, responsabile del settore Attività culturali della Regione, che ha confermato il sostegno economico alla rassegna. “La cultura è una forma di attivismo e di lotta. Gender Bender propone scenari alternativi in cui persone Lgbti+ possano riconoscersi. Con i 20 anni del festival, festeggiamo i 40 anni del Cassero. Siamo qui, non vi liberete di noi”, assicura la presidente del circolo, Camilla Ranauro.

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