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Stupro Rimini, blitz di Forza nuova a Bologna contro la coop Lai Momo

Forza nuova se l'è presa con la cooperativa in cui lavora il mediatore culturale colpevole della frase choc sugli stupri

Pubblicato:31-08-2017 10:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:38

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BOLOGNA – Blitz di Forza Nuova, ieri sera a Bologna, con fumogeni e striscioni davanti a una delle sedi della cooperativa sociale Lai-Momo, in via Boldrini, per chiedere che “venga allontanato dall’Italia” Abid Jee, il mediatore culturale autore delle frasi choc sullo stupro di Rimini. Il giovane, di origini pachistane, è stato sospeso dalla cooperativa e su di lui pende un procedimento disciplinare. Intanto il sindaco di Sasso Marconi, Stefano Mazzetti, esponente dell’esecutivo nazionale Pd (dipartimento Ambiente), rivendica l’attività svolta in questi anni da Lai-Momo, che ha sede legale proprio nel Comune che Mazzetti amministra.

“Esprimo tuttavia ferma condanna, a nome mio e della giunta comunale, per quanto dichiarato sui social network dal loro mediatore culturale- scrive il sindaco di Sasso- e auspico che vengano presi provvedimenti esemplari, affinché il caso venga trattato in modo approfondito e adeguato alla sua gravità”. Secondo Mazzetti, del resto, quanto accaduto “non rende giustizia alla lunga storia di accoglienza, tolleranza e pari opportunità a cui hanno lavorato le istituzioni pubbliche della nostra Regione per tanti anni e non possiamo accettare che episodi di questo genere possano imprimere una pericolosa e controproducente inversione di rotta”.

Il sindaco di Sasso Marconi esprime poi la sua “personale vicinanza alle vittime della violenza avvenuta a Rimini. Una violenza atroce e reiterata dalle dichiarazioni” di Abid Jee, che “denotano grave inadeguatezza rispetto al ruolo di mediatore culturale e un ancora più grande problema di arretratezza culturale da parte di persone che vengono chiamate a svolgere un delicato lavoro di ‘ponte’ tra mondi lontani”.


Secondo Mazzetti, la vicenda dimostra “l’importanza di percorsi formativi coerenti con gli incarichi che vengono affidati ai mediatori, ma anche l’urgenza di una social media policy per chi lavora per le organizzazioni che offrono assistenza ai migranti, nonché un più attento monitoraggio su tutta la filiera di attività che riguardano l’accoglienza”. Questo, spiega il sindaco, proprio per “evitare il diffondersi di atteggiamenti e interpretazioni in grado di innescare pericolose scintille di odio e razzismo, che possono solo rendere ancora più complicata la gestione del dramma umano che coinvolge i Paesi europei e il nostro in modo particolare”.

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