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Facebook Trending Topics sotto accusa. Gli algoritmi non sono giornalisti

La scelta di Mark Zuckerberg di affidare le news alle “macchine” si è rivelata fallimentare

Pubblicato:31-08-2016 14:43
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:01

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mark-zuckerberg-facebookROMA – E’ in atto, nelle stanze di Facebook, la partita tra giornalisti e algoritmi. Lo scontro voluto da Mark Zuckerberg segna, per il momento, un punto a favore dei primi. La storia, altro scontro tra uomo e “macchina”, si è intrecciata a doppio filo con le attuali elezioni presidenziali statunitensi, sollevando polveroni, accuse di favoritismi e repentine retromarce. Alla fine le dovute scuse pubbliche del social più famoso al mondo.

Facebook Trending Topics sotto accusa

Tutto è cominciato quando Facebook ha deciso di lanciare la sua sezione news. Giornalisti in carne ed ossa si sono occupati di diffondere le notizie sulle bacheche degli utenti selezionando quelle che, al loro giudizio, potevano costituire dei veri e propri trend. Una selezione di notizie, quelle più lette, che qualcuno ha definito, però, troppo sbilanciate a favore dei democratici. Un vero e proprio boicottaggio a scapito dei repubblicani per favorire Hillary Clinton. Nessuna riunione di redazione, nessun tentativo di aggiustare il tiro delle news ma solo il licenziamento per tutti. Liquidando l’intera redazione giornalistica Mark Zuckerberg ha voluto dare un segno di indipendenza dalla politica. Per non “incappare” in nuovi errori umani, se di questo si è trattato, unica soluzione possibile affidarsi all’intelligenza artificiale. Algoritmi imparziali, ma privi di qualunque capacità di discernimento, per tornare ad essere equidistante tra le posizioni repubblicane e quelle democratiche.

Facebook Trending Topics e il fallimento degli algoritmi

Puri calcoli matematici e puntuali ordini informatici dietro la scelta delle notizie da sottoporre agli utenti. Gli algoritmi funzionano così. In maniera meccanica setacciano il web, cercano news e post seguendo indicazioni precise. Poi, decidono di rendere pubblico il risultato delle ricerche. Più una notizia è presente sul web e condivisa più all’intelligenza artificiale può risultare vera. Nessuna verifica delle fonti, insomma. Ma la macchina non può discernere tra un news “vera” e una bufala. Soprattutto se quest’ultima diventa virale. È proprio quanto accaduto alla virtuale redazione di Facebook.  L’articolo-bufala, presente su tre siti diversi da qui la sua presunta attendibilità, ha coinvolto e stravolto la vita della giornalista Megyn Kelly. Nella news di ipotizzava un suo imminente licenziamento dalla rete Fox per l’appoggio incondizionato a Hillary Clinton. Notizia subito smentita che ha costretto Facebook a cancellare il post dalla sezione Trending Topics. Sarebbe bastata una semplice telefonata alla rete televisiva per appurare la verità. Così non è stato e il social ha dovuto presentare scuse ufficiali ai diretti interessati e agli utenti.


 

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