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Giovani e agricoltura. Maria Letizia: “La macrobiotica? Un mercato interessante”

Nello speciale di Diregiovani, la storia della 28enne marchigiana, delegata nazionale per Coldiretti Giovane Impresa

Pubblicato:31-08-2016 14:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:01

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maria_letiziaROMA – Maria Letizia Gardoni, classe 1988, occhiali tondi, giacchetta scura sulla camicia celeste, potrebbe essere una studentessa nel giorno della sua laurea. Lei, che una laurea ce l’ha già, in scienze e tecnologie agrarie, ora ha deciso di dedicarsi soprattutto alla sua attività agricola, oltre che agli impegni come delegata nazionale per Coldiretti Giovane Impresa, senza escludere di proseguire gli studi.

La passione per l’agricoltura sin da bambina

Cresciuta ad Osimo, in provincia di Ancona, Maria Letizia (chiamarla per nome viene naturale, visto che lei stessa invita a darle del tu) intervistata negli uffici romani della confederazione, ha raccontato la sua storia a Diregiovani. Tutto inizia quando, bambina, sfogliava “con grande entusiasmo” i libri del padre, dipendente della Regione, sugli ambienti rurali delle Marche. “Sono cresciuta tra campagna e città. Già da piccola ero a contatto con la natura, i miei genitori hanno sempre avuto un piccolo orto familiare a casa, quindi un po’ di sensibilità loro me l’hanno trasmessa. Da li’, negli anni, ho capito che della mia passione, del legame forte che sentivo con la terra, volevo farne un lavoro. E quindi la cosa è nata così”.

“La macrobiotica? Un mercato interessante”

La “cosa” è un’azienda agricola “giovane e piccola” che produce ortaggi di stagione a pieno campo per una catena di ristoranti macrobiotici: “il mercato è molto interessante- spiega la giovane imprenditrice- sempre più spesso il consumatore cerca un prodotto coltivato in un certo modo, ed è anche disposto a spenderci di più”. La tecnica è quella della “policoltura MaPi- aggiunge- si può considerare come un tipo di agricoltura ancora più restrittivo, rispetto al biologico, dal punto di vista della sostenibilità ambientale”. “Mi occupo di tutto, dalla burocrazia, alla produzione, al rapporto con i clienti, alle consegneà alla lavorazione del terreno. I miei genitori mi aiutano quando sono proprio in difficoltà. Poi ho un dipendente che mi aiuta a seguire la produzione, le colture, le semine etc.”, continua Maria Letizia.


“Quando frequentavo l’ultimo anno di triennale ho vissuto periodi pazzeschi in cui mi svegliavo la mattina prestissimo, per andare ad accudire gli animali nel terreno che avevo già acquistato, poi mi cambiavo, andavo a lezione, rientravo nel pomeriggio, preparavo un po’ di esami, lavoravo nella mia attività in campagna e poi dopo cena facevo un lavoro part-time in una videoteca, tornavo a casa a mezzanotteà e la mattina dopo ripartivo”.

Agricoltura vs carriera accademica

Il padre la incoraggiava mentre la madre, almeno all’inizio, “avrebbe preferito una carriera accademica” per la figlia. La sfida maggiore di questa e di tanti altri giovani imprenditori agricoli, però, è stata acquistare il terreno: “mio padre mi ha aiutato, ma non è stato sufficiente: ho dovuto accendere un mutuo ipotecario, la prima rata l’ho pagata che non avevo neanche vent’anni. Una cosa grossa, un mutuo che mi porterò dietro fino a 45 anni”. “Queste pesantezze le sorpassi perché fai il lavoro che hai sempre desiderato-conclude l’intervistata, in un sorriso- ma i conti, certo, avendo un’impresa ti devono tornare! E io ho intenzione di crescere”.

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