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BOLOGNA- Il parroco, il maresciallo dei carabinieri, il medico condotto. Qualche volta il sindaco e/o il farmacista. Non per forza tutti e non per forza in questo ordine di importanza. Ma sono le autorità assolute nei paesi dell’Italia dai mille campanili. Guai a toccarle. Anche nel mondo globalizzato di oggi. Nel mirino stavolta c’è l’azienda sanitaria Ausl di Bologna, alle prese con la rivolta di San Pietro in Casale e Galliera, placidi e produttivi centri della bassa bolognese, dove la decisione di mandare il pensione il medico di base, Michele Zoboli- nonostante la sua richiesta di restare- sta scatenando un putiferio con 1.000 firme raccolte (958 per la precisione) in poco meno di due settimane.
Il dottor Zoboli è molto amato dai suoi pazienti e a sua volta ama i suoi pazienti, racconta il suo legale, Maurizio Ferlini. A ottobre del 2023, al compimento dei 69 anni, aveva inoltrato all’azienda la richiesta di prolungare il suo incarico di altri due anni, come previsto dalla normativa. Ma dall’Ausl, dopo nove mesi di silenzio che avevano fatto sperare il medico nel silenzio-assenso (trascorsi abbondantemente i 30 giorni di prammatica per la risposta) la doccia ghiacciata, gradita in questi giorni di canicola ma non dal dottor Zoboli. “Questa Azienda, in previsione, dunque, della sua cessazione dal servizio- risponde il 16 luglio scorso l’Ausl alla Pec di Zoboli del 26 ottobre 2023- ha provveduto a pubblicare, tra le zone individuate come carenti di medici di assistenza primaria a ciclo di scelta relativamente all’anno 2024, anche la zona che fa riferimento all’ambito territoriale dei Comuni di San Pietro in Casale-Galliera, ove la S.V. attualmente svolge il proprio incarico. A seguito di tale pubblicazione, è stato, pertanto, ora individuato un medico avente diritto a coprire tale zona carente, il quale ha anche formalmente espresso la propria accettazione a ricoprire tale incarico; si comunica, pertanto- è la replica a Zoboli e ai suoi assistiti- che la Sua richiesta di trattenimento in servizio oltre la data del 29 settembre p.v. sarà eventualmente accoglibile solo per il lasso di tempo strettamente necessario affinché l’incarico per la copertura di detta zona carente non si perfezioni con l’inizio della propria attività da parte del medico”.
Apriti cielo a San Pietro e Galliera. Zoboli intanto impugna subito la decisione e chiede all’Ausl di tornare lesta sui suoi passi. “Ma come?”, interviene l’avvocato Ferlini, sentito dalla ‘Dire’, “questo signore ha 38 anni di esperienza nella professione medica prestata nel servizio pubblico, dal 1994 coordina il Centro di Medicina di San Pietro in Casale, primo Centro in Italia nato dall’associazione di undici medici liberi professionisti convenzionati e con sei infermieri dell’Ausl; cura con altri un bacino d’utenza di 18.000 persone, chiede di restare e con la carenza di medici che c’è lo mandano a casa?”.
Ferlini produce articoli che lamentano i buchi nella copertura dei medici di base nella provincia di Bologna. A marzo 2023 un giornale parla di 50.000 cittadini che “rischiano di restare senza medico di base” e Donatella Pagliacci, direttrice del dipartimento Cure Primarie dell’Ausl di Bologna, citata dal quotidiano, dice: “chiederemo a tutti i medici che si avvicinano alla pensione se vogliono restare in servizio oltre i 70 anni come prevede ora la legge”. A luglio di quest’anno un altro giornale conferma: “Allarme medici di base in Emilia-Romagna: su 262 posti vacanti solo 50 sono stati coperti”; l’avvocato Ferlini indaga inoltre sugli organici del distretto e conclude che contro lo Stakanov in camice bianco è stato ordito un “gomblotto”: “Zoboli ha diritto a proseguire. Ci sono altri posti da coprire che sono rimasti vacanti”.
Oltre il merito anche il modo della decisione offende. “La vita di chi ha lavorato con l’Ausl per 38 anni non meritava forse un maggior rispetto (o migliore trattamento)? La verità è che il dottore non le manda a dire- spiega Ferlini- e hanno pensato di pensionarlo per toglierlo dai piedi”. Mentre i professionisti che lo seguono affilavano armi e pec protocollate per fermare il percorso verso la quiescenza del medico (avviato nove mesi dopo la richiesta di restare), nei due paesi entrava in campo il Settimo cavalleggeri. Alla guida il capo del comitato spontaneo di raccolta firme Marina Magli, che, aiutata da Pietro Lanzoni, ex collega e amico di Zoboli ora in pensione, nel giro di 15 giorni raccoglie 89 pagine di firme corredate di estremi di documento di identità. Totale 958 autografi che chiedono altri due anni per Zoboli con lo stetoscopio al collo.
Zoboli, conclude il legale nella sua istanza all’Ausl, è “espressione concreta e realizzata di un servizio pubblico sanitario di MMG dell’AUSL di Bologna che funziona, di qualità elevata, caratterizzato da esperienza, assoluta dedizione, conoscenza, empatia, compassionate care, massima soddisfazione, gratificazione e di cui i cittadini della comunità sono orgogliosi”. Ciò rende “la mia istanza un vero e proprio appello all’adozione di una (diversa) decisione amministrativa e burocratica dell’Ausl che si ponga realmente in un contesto di prossimità, vicinanza, corrispondenza di intenti con i bisogni e le esigenze dei pazienti, cittadini e con quanto espresso e testimoniato dalla collettività, riconoscendo, al contempo, il valore di una storia professionale di medicina familiare/generale prestata nel rapporto convenzionato con l’Ausl di Bologna per 38 anni”.
Palla all’azienda ora. I termini per la risposta scadono in queste ore.
“Il Cau a San Pietro e Galliera l’abbiamo già fatto: abbiamo l’elettrocardiografo, l’ecografo, facciamo le flebo, le medicazioni e trattiamo le emergenze come le coliche. Non ne serve un altro. Vogliono mandare al mio posto un 62enne dal Ps di Bentivoglio, invece di mandare un giovane formato. Se mandano un giovane lo affianco e poi me ne vado, ma così no. Vogliono smontare il lavoro di questi anni, ma la continuità terapeutica per 1.600 pazienti non si improvvisa. Se viene un giovane non dico debba fare l’esame di Stato come ai miei tempi, ma almeno un anno di specializzazione sì. Non si può andare allo sbaraglio”. Il dottor Michele Zoboli non smentisce la fama di quello che non le manda a dire. Il medico di San Pietro in Casale e Galliera, che in queste ore ha ingaggiato una battaglia con l’Ausl di Bologna per non andare in pensione e lasciare i suoi pazienti “allo sbaraglio” spiega alla Dire di essere sorpreso, ma non più di tanto, dalla mobilitazione dei cittadini in suo favore. Sono state 958 le firme raccolte in due settimane per chiedere all’azienda di concedergli la proroga di due anni oltre il pensionamento. Quiescenza che scatterebbe ora che Zoboli ha compiuto 70 anni. “Hanno lavorato bene i miei pazienti- dice- ma si vede che abbiamo lavorato bene anche noi”.
Zoboli non ne fa una questione di vita o di morte. “Se non fossi confermato continuerei a fare il medico del lavoro”, non ha il problema di esercitare ancora insomma, ma chi arriva “gli ambulatori li deve fare dappertutto, a San Pietro, a San Venanzio e a Galliera, come stiamo facendo noi”.
E i sindaci? La politica? “Sa com’è- risponde Zoboli- vanno un po’ dove tira il vento. Ma dopo qualche cambio di idea adesso i sindaci sono dalla nostra parte. A San Pietro (il sindaco è Alessandro Poluzzi, ndr) ha firmato anche lui. Adesso ho appena messo giù il telefono con il sindaco di San Venanzio (Stefano Zanni, ndr). Domani c’è una riunione col dirigente Ausl della pianura est, speriamo bene- chiude Zoboli- vi faremo sapere”.
“Il dottor Michele Zoboli riceve anche pazienti non convenzionati con lui, resta in ambulatorio oltre le 10 di sera e oltre quell’ora risponde anche al telefono. Merita tutto il bene possibile”. A parlare è Marina Magli, una cittadina di Galliera che ha guidato dal 12 luglio scorso- assieme all’ex medico di base (ora in pensione) Pietro Lanzoni che ha dato man forte da San Pietro in Casale- la raccolta di firme per mantenere in servizio il dottore nel bolognese. La raccolta firme per mantenere in servizio il medico di base amato nei due paesi (che l’Ausl vorrebbe mandare in pensione nonostante la sua disponibilità a restare altri due anni) è diventata ben presto un plebiscito: 958 firme in due settimane o poco più. Fra queste le firme dei due sindaci: Alessandro Poluzzi (San Pietro in Casale) e Stefano Zanni (Galliera), che domani incontreranno la responsabile delle cure primarie dell’Ausl di Bologna Donatella Pagliacci per vedere di sbrogliare la matassa.
Firme pesanti dunque e soprattutto “certificate- racconta con orgoglio Magli (nella foto)- io sono dipendente pubblica e so che tutte le firme valgono ma se vengono registrate con gli estremi di un documento… Diciamo che è meglio”. Non si è trattato di un lavoro faticoso, spiega ancora la leader del comitato dei cittadini che vuole la proroga del medico ‘di una volta’ che fa flebo ed elettrocardiogrammi a tutte le ore. “Sono partita facendo un post su Facebook, non volevamo usare spazi Ausl, mi capisce no? Non era opportuno. Bastava dare gli orari dei banchetti, davanti ai centri medici, sulla strada e la gente arrivava spontaneamente. Il dottore è benvoluto, ascolta tutti. Non dico che quando esci dal suo ambulatorio sei guarito- prosegue Magli- ma è molto umano e soprattutto lui e gli altri medici dei centri danno tanti servizi e sono sempre operativi“.
“Non capisco- aggiunge la donna, che come dipendente Pa conosce i meandri della pubblica amministrazione- perché non si possa concedere una proroga prevista dal decreto mille proroghe emanato a dicembre 2022 e convertito in legge nel 2023 con termini fino al 2026. E’ fatta apposta per Zoboli. Al 2026 avrà 72 anni, prima della scadenza della normativa. I posti non assegnati sono tanti, lo sappiamo tutti, quindi è logico prorogarlo. E’ una persona speciale, si impegna in prima persona, lo merita”.
Senta Magli, ma Zoboli che lavora dal mattino alle 10 di sera una famiglia non ce l’ha? “Conosco anche la sua famiglia, e so che condivide questi suoi valori. L’Ausl deve prorogarlo”.
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