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ROMA – Uno sguardo sui problemi del nostro Servizio sanitario nazionale. E alcune proposte per affrontarli. A partire dalla valorizzazione del personale, il cosiddetto ‘capitale umano’, tema che è stato al centro di un confronto, nella sede dell’agenzia Dire a Roma, tra il neo direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia, e il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi. I quali hanno offerto il loro punto di vista e le loro ‘ricette’ per la tutela e il rilancio.
“Chi governa, a tutti i livelli, deve abbandonare una visione ragionieristica della sanità. Il mio sforzo sarà teso prevalentemente in questa direzione”. Così il neo direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia, nell’intervista all’agenzia Dire. “La prima cosa che deve guidare il sistema, nel momento delle decisioni, è come servire al meglio il cittadino- ha proseguito Vaia- Vale la pena comprare quell’attrezzatura che costa 500 milioni di euro? E’ necessario l’acquisto di quel farmaco che è utile a salvare una vita? La risposta per me è sì”.
Il secondo punto sottolineato da Vaia, invece, è questo: “Bisogna sempre domandarsi: chi metterà poi in campo quella attrezzatura? Chi prescriverà quel farmaco e chi lo somministrerà? L’operatore sanitario deve essere messo nelle condizioni di potere fare al meglio il proprio lavoro”.
“I medici sono stati caricati di troppa burocrazia. Così si perde di vista l’attività principale, che è quella di dedicare il tempo necessario ai pazienti”, spiega il presidente dell’Ordine dei medici Roma, Antonio Magi. “Questo avviene dappertutto, negli studi dei medici di medicina generale- ha spiegato Magi- e nei poliambulatori delle Asl, dove il numero degli specialisti è sempre più ridotto e le liste d’attesa aumentano sempre di più. Ma succede anche negli ospedali e nei reparti, nei Pronto soccorso e nell’assistenza domiciliare. Oggi molti professionisti, a causa dell’attività burocratica a cui sono costretti, hanno difficoltà a essere più vicini al cittadino fragile“.
“Il personale sanitario va meglio organizzato, ma soprattutto va aumentato. Ci possiamo inventare quello che vogliamo, ma se c’è poco personale diventa difficile organizzarsi bene. Quindi il personale va potenziato e anche pagato meglio”.
“Gli operatori devono poi lavorare in ambienti sicuri e accoglienti– ha aggiunto- Questo aspetto, insieme al potenziamento dell’organico e all’aumento degli stipendi, completa il circolo virtuoso che permette di avere un Servizio sanitario d’eccellenza. Al contrario gli operatori sanitari continueranno ad abbandonare l’Italia per andare in altri Paesi. E questo non possiamo consentirlo”.
“Bisogna garantire a tutti gli operatori sanitari di lavorare nel massimo della tranquillità, non possono avere paura di essere aggrediti. Per questo non devono più essere lasciati soli, è importante che ci siano le forze dell’ordine a presidiare, anche per dare la sensazione della presenza dello Stato”.
“Si è perso il rapporto fiduciario tra medico e paziente- ha proseguito- e non c’è più neanche quell’alleanza terapeutica che c’era nel combattere insieme la malattia. Quando il cittadino incontra l’operatore sanitario è come se quest’ultimo incarnasse tutte le disfunzioni strutturali e organizzative con cui magari ci si è trovati a fare i conti, e sfoga la sua rabbia. Questo non è più tollerabile”.
“In Italia abbiamo sicuramente la necessità di aumentare il numero dei medici, degli infermieri e degli operatori sociosanitari. Bisogna comunque, anche su questo tema, cercare di recuperare un po’ di senso dell’equilibrio e smetterla di dividersi sempre in catastrofisti da una parte e negazionisti dall’altra. Bisogna fare una cosa molto semplice, e credo che il ministro si batterà proprio per andare in questa direzione: programmare l’accesso alle università”.
“Noi abbiamo grandi atenei- ha poi spiegato- e siamo capaci di formare medici e operatori sanitari, che sono tutti molto bravi, ma vanno parametrati alle esigenze e alle necessità di specializzazioni. Se nascono pochi bambini e ci sono molti anziani, giusto per fare un esempio, bisogna specializzare più geriatri o più pediatri? La risposta, direbbe Catalano, è nella domanda”.
“L’ultimo anno è stato drammatico per quanto riguarda la fuga dei medici dall’Italia: nel 2022 solo io ho firmato 522 Good standing, i certificati di ‘onorabilità professionale’ che consentono ai nostri colleghi di andare a lavorare all’estero. Se vogliamo fermare questa emorragia dobbiamo creare condizioni di lavoro adeguate come in altri Paesi europei. A cominciare dalla retribuzione”. Così il presidente dell’Ordine dei medici Roma, Antonio Magi, in una intervista all’agenzia Dire.
“Noi invece, per fare qualche numero, siamo il terzultimo Paese in Europa come stipendi, davanti solo a Portogallo e Grecia– ha aggiunto Magi- E la Spagna, che si trova subito prima noi, non è poi così vicina visto che offre circa 35mila euro in più all’anno rispetto all’Italia. Per non parlare del primo Paese, l’Olanda, che arriva a dare ai medici 220mila euro in più rispetto a noi. Quindi, la soluzione ai problemi della nostra sanità non è solo questione di aumentare il numero degli iscritti a Medicina, perché se poi non miglioriamo gli stipendi e la qualità del lavoro i giovani continueranno ad andare via. Noi pagheremo la loro formazione e gli altri Paesi si godranno poi i frutti del lavoro”.
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