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Quei 103 Caduti dimenticati dell’isola di Kos. Oggi il ricordo 75 anni dopo l’eccidio

Oggi si è svolta una cerimonia ufficiale al cimitero cattolico dell’isola dove una lapide li ricorda

Pubblicato:31-07-2018 16:59
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:26

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L’isola di Kos

BOLOGNA – A 75 anni dall’eccidio nazista, oggi per la prima volta l’Italia ha reso onore a 103 militari italiani uccisi dai tedeschi, sull’isola greca di Kos, nell’ottobre del 1943, pochi giorni dopo la firma dell’armistizio. 

La cerimonia si è svolta al cimitero cattolico dell’isola, alla presenza dell’equipaggio di Nave Palinuro, la goletta della Marina Militare che in questo periodo è di passaggio vicino all’isola per la consueta crociera addestrativa dell’Esercito.

I 103 ufficiale di fanteria ‘dimenticati’


I Caduti a cui per la prima volta oggi è stato dato un riconoscimento ufficiali sono 103 ufficiali del 10° reggimento fanteria “Regina”: furono trucidati, racconta in una nota l’Esercito, a tradimento nei giorni successivi all’armistizio. A sparare fu una mitraglia tedesca nascosta tra gli arbusti, mentre gli ufficiali venivano accompagnati a piccoli gruppi al vicino punto di imbarco di Tingaki, per essere trasferiti  (così era stato fatto credere loro) nei campi di prigionia in Germania (come accadde realmente ad altri soldati inglesi di stanza a Kos). Questa strage, sulla cui memoria solo di recente si sono riaccesi i fari, venne denominata anche ‘Piccola Cefalonia‘ (per la somiglianza con il massacro di soldati italiani di stanza a Cefalonia che si verificò all’indomani dell’armistizio). 

I corpi sepolti in fosse comuni

Dopo l’eccidio, i corpi di questi soldati furono interrati in fosse comuni. Un anno dopo, ne furono individuate otto, da cui furono esumati 66 (di cui solo 42 riconosciuti): i loro resti riposano ora nell’Ossario d’Oltremare di Bari. Ma degli altri 37 soldati non si ritrovò nè si ricostruì nulla: in pratica vennero ‘dimenticati’ e non si fecero ulteriori ricerche.

Una nuova campagna di scavi venne avviata solo nel 2015, a seguito di sollecitazioni arrivate da una cittadina italiana che andava spesso a Kos in vacanza. E portarono al ritrovamento di due ulteriori scheletri. Eppure, fino a oggi i 103 caduti di Kos non avevano mai avuto una cerimonia in loro ricordo, nè mai qualche esponente delle autorità italiane era andato a Kos per ricordarli. 

L’attenzione riaccesa sul caso nel 2005

Si deve a una lettera al Corriere della Sera nel 2005 se l’eccidio degli ufficiali a Kos è stato portato nuovamente alla ribalta. In questa lettera, una signora italiana abituata ad andare in vacanza sull’isola greca esprimeva il disappunto, suo e di molti isolani, perché nulla era stato fatto per ricercare gli altri 37 corpi e mai una Autorità della Repubblica avesse reso gli onori sul posto.

La ricerca incessante del colonnello Liuzzi

Da allora, un colonnello della riserva dell’Esercito, Pietro Giovanni Liuzzi (oggi 83enne), ha dedicato tutto il suo tempo per restituire alla memoria comune l’eccidio di questi 103 ufficiali italiani: ha studiato, si è mobilitato, è andato a consultare gli archivi e preso contatti con alcuni familiari. Ha anche creato un “Comitato Caduti di Kos” (che ora ha anche una pagina facebook che si chiama “Vento etesio”) ed è riuscito a richiamare l’attenzione su questa vicenda, tanto che il 25 aprile del 2014 il comitato fu ricevuto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che proprio di questo episodio parlò quell’anno durante il discorso per la Liberazione. Ma le resistenze a far partire eventuali nuovi scavi erano molto forti. 

Gli scavi del 2015

Alla fine, nel 2015, con il sostegno della Municipalità di Kos, il contributo dell’Ambasciata di Atene e la partecipazione economica di alcuni benefattori, Liuzzi ha avviato l’”Operazione Lisia”: una campagna di scavi che in una sola settimana (l’unica concessa a disposizione) ha consentito il ritrovamento nello stesso campo di una ulteriore fossa. Una ricerca minuziosa – poi descritta nell’omonimo libro scritto l’anno dopo per le Edizioni Youcanprint –  durante la quale sono emersi oltre a oggetti personali dei militari (una medaglietta in oro, un paio di occhiali, una protesi dentaria in oro, una penna stilografica in bachelite e altro ancora), elementi di vestiario (bottoni, stellette) e 21 bossoli di cartucce per pistola che si ritiene fossero per il colpo di grazia. 

Le poche ossa umane rinvenute sono poi risultate appartenere a due giovani di 26 anni. I resti si trovano ora a Kos, nel Cimitero cattolico, in un’ urna di marmo costruita a Locorotondo (Bari) grazie al finanziamento di alcuni  benefattori.

La cerimonia di oggi

La nave Palinuro della Marina militare

Quello di oggi, spiegava una nota dell’esercito, è un ulteriore passo di riavvicinamento delle famiglie dei Caduti alle Istituzioni della Repubblica. Per l’Esercito si tratta di “un atto dovuto a chi ha immolato la vita per mantenere fede al giuramento alla Patria”. Dopo la cerimonia davanti alla lapide che ricorda i loro nomi, alle 18.30, il colonnello Liuzzi, su invito del comandante di Nave Palinuro, salirà a bordo e illustrerà alle autorità e all’equipaggio gli eventi tragici dell’ottobre 1943.  La goletta resterà agli ormeggi fino al 2 agosto, per poi riprendere la navigazione e proseguire così l’addestramento in mare degli allievi sottufficiali.



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