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All’ospedale di Reggio Calabria si usa il cartone al posto del gesso | Foto

Il reparto di ortopedia chiude alle 20: chi arriva al pronto soccorso dopo quell'ora deve arrangiarsi

Pubblicato:31-07-2018 13:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:26
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ROMA – “Al Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria c’è un grande albero di pero. Ecco, quando accadono certi episodi i vari responsabili, iniziano a cadere come le pere, affermando che non erano a conoscenza. Invece certe cose le abbiamo evidenziate e denunciate in più occasioni. Il reparto di ortopedia dopo le ore 20 è chiuso per mancanza di personale. In questo caso la sala gessi non può essere operativa in quanto si trova dentro quel reparto. Quindi dopo quell’orario chi è al pronto soccorso deve arrangiarsi“.

Così all’agenzia Dire ha dichiarato, Gianluigi Scaffidi, medico e rappresentante dell’Anaao (l’associazione medici ospedalieri) della Calabria che insieme ad altri medici ospedalieri sindacalisti nei giorni scorsi aveva denunciato le gravi difficoltà organizzative, di personale e di mezzi, nei presidi ospedalieri di Reggio Calabria anche per l’assenza di collaborazione e comunicazione tra Regione Calabria, ufficio del commissario al piano di rientro e Azienda sanitaria provinciale. Quest’ultima è sottoposta, da qualche giorno, a visita ispettiva antimafia.







CIMO: CAUSE CATTIVA ORGANIZZAZIONE E TAGLI

“La situazione creatasi al pronto soccorso di Reggio Calabria, con pazienti per traumi ortopedici immobilizzati con cartoni in mancanza dei materiali per i gessi, sono la macroscopica e infelice evidenza di un male già più volte denunciato da Cimo: l’accumularsi di scarsa programmazione, cattiva organizzazione e carenze di dotazioni adeguate, frutto di tagli costanti ai finanziamenti del SSN”. Lo afferma in un comunicato il sindacato dei medici Cimo.

“A farne le spese sono come sempre gli anelli finali della catena delle responsabilità, ovvero i pazienti e i medici. Questi ultimi costretti a operare in situazioni di costante precarietà e urgenza- continua Cimo- senza mezzi di base, con il rischio di essere oggetto di vertenze e avvisi di garanzia fuori contesto. Il caso emerso a Reggio Calabria non è purtroppo un unicum negli ospedali italiani e quanto accade oggi è esattamente ciò che Cimo già aveva rappresentato in questo video di denuncia ben 6 anni fa: https://www.facebook.com/cimomedici/videos/1539113766174645/”.

Il sindacato conclude: “Ci auguriamo che simili eventi non facciano gridare semplicisticamente alla cosiddetta ‘malasanita”, ma aprano gli occhi sulla ‘mala gestione’ del sistema e aiutino a mettere i medici nelle condizioni di lavorare per fornire le cure adeguate in ogni situazione e Regione d’Italia”.

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