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Ucraina, l’8 giugno Lavrov sarà in Turchia per sbloccare l’export di grano

Se raggiunta, l'intesa dovrebbe prevedere "l'apertura di un corridoio sicuro per il transito di navi cargo di grano attraverso il Mar nero"

Pubblicato:31-05-2022 11:32
Ultimo aggiornamento:01-06-2022 09:51

Lavrov
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ROMA – Il ministro degli Affari esteri russo Sergei Lavrov sarà in Turchia il prossimo 8 giugno per discutere la fine del blocco alle esportazioni di grano dall’Ucraina, un problema che sta causando una forte crisi alimentare soprattutto nei paesi in via di sviluppo. L’intesa, come ha anticipato il suo omologo turco Mevlut Cavusoglu alla stampa turca, dovrebbe prevedere “l’apertura di un corridoio sicuro” per comprendere “il transito di navi cargo di grano attraverso il Mar nero”.

Ieri, mentre la guerra in Ucraina si avvia verso il centesimo giorno, all’emittente francese TF1 Lavrov ha cercato di rilanciare le relazioni con i paesi occidentali, dicendosi certo che “le porte del dialogo con l’Occidente non sono ancora chiuse”. A evidenziare la necessità di far lavorare Mosca e Kiev alla pace è stato domenica scorsa il presidente Racep Tayyip Erdogan, che ha proposto colloqui telefonici distinti con i rispettivi omologhi, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Quest’ultimo ieri in un tweet ha riferito il contenuto della discussione: “Con Erdogan concordiamo sulla necessità di riportare la pace. Apprezziamo l’aiuto della Turchia in questo processo”. I due leader hanno affrontato anche il tema dei rischi che il conflitto sta provocando all’approvvigionamento mondiale di cibo, e rilanciato la cooperazione nell’ambito della difesa.

L’ESTONIA SPINGE PER IL SETTIMO PACCHETTO DI SANZIONI

Mentre i negoziati di pace continuano a riguardare la penisola anatolica, in Europa stamani il primo ministro dell’Estonia Kaja Kallas ha proposto all’Unione europea di rimettersi subito al lavoro per un settimo pacchetto di sanzioni alla Russia, a poche ore dalla faticosa approvazione da parte del Consiglio di un sesto pacchetto che ha richiesto settimane di contrattazioni tra gli Stati membri. “Penso che il gas debba essere nel settimo pacchetto, ma sono anche realistica. Non credo che ci sarà” ha detto la premier.

I RUSSI SONO ENTRATI A SIEVIERODONETSK

Le diplomazie internazionali si muovono mentre i carri armati di Mosca sono ormai entrati a Sievierodonetsk, principale città del Donbass, nei pressi della quale ieri è rimasto ucciso il giornalista dell’emittente francese Bfmtv Frederic Leclerc-Imhoff. Le truppe russe e le forze dell’autoproclamata Repubblica popolare di Lugansk (Lpr) rivendicano il controllo di almeno un terzo della città, così come ha confermato stamani all’agenzia russa ‘Tass’ Leonid Pasechnik, a capo dell’entità separatista.
Pasechnik ha riferito che i combattimenti per piegare la resistenza delle forze di Kiev “sono durati più di quanto ci aspettassimo” e sono “tuttora in corso”. Il leader ha detto poi che le forze russe e della Lpr “hanno risparmiato la maggior parte delle infrastrutture” in quanto la loro salvaguardia “è la nostra priorità”. Ieri tuttavia, il presidente Zelensky ha denunciato che il 90% degli edifici sarebbe andato distrutto negli scontri. Infine, Pasechnik ha detto che l’obiettivo dell’offensiva è “la liberazione delle città di Sievierodonetsk e Lisichansk”.


A LUGANSK I COMBATTENTI RIMANGONO NELLE LORO POSTAZIONI

Oleksandr Stryuk, sindaco della città orientale sotto attacco, ha dichiarato che “Sievierodonetsk è ancora in mano ucraina e sta combattendo”, ma sul piano umanitario “le evacuazioni non sono possibili a causa dei combattimenti”. Infine, il governatore di Lugansk suo canale Telegram ha dato ulteriori aggiornamenti sulla situazione sul terreno, definendola “estremamente complicata: parte di Sievierodonetsk è controllata dai russi. Non è possibile muoversi liberamente in città: i nostri combattenti rimangono ancora nelle loro postazioni. Il nemico sta pianificando un’operazione per ripulire i villaggi circostanti. I volontari feriti sono stati portati fuori da Sievierdonetsk”.

LA VICEPREMIER UCRAINA: “SCOPERTE NUOVE FOSSE COMUNI”

“La Russia sta continuando ad attaccare senza applicare nessun tipo di norme da questo punto di vista, ma nonostante questo non riesce a sconfiggere la resistenza Ucraina, che sta riuscendo a resistere agli attacchi anche grazie all’aiuto dei nostri partner”. Così a Rai Radio1, ospite della trasmissione ‘Radio1 in Vivavoce’, Ol’ha Stefanishyna, vice primo ministro per l’integrazione europea ed euro-atlantica dell’Ucraina. Cosa ne pensa della disponibilità di Erdogan per ospitare un incontro tra Kiev e Mosca? “Siamo molto grati alla Turchia di essersi offerta di tentare di portare avanti un dialogo. Da parte nostra c’è la disponibilità di avere negoziati con la Russia, ma anche da parte della Russia aspettiamo che ci possa essere questa disponibilità e siamo anche grati all’Italia per essersi offerta di fungere da partner per questi negoziati”.

Qual è, invece, la situazione dei diritti umani nel Paese? “Sarebbe molto importante consentire ai rappresentanti delle organizzazioni internazionali di mandare degli osservatori sul campo a monitorare. Ancora ieri sono state scoperte altre fosse comuni e ad oggi dall’inizio della guerra sono ben 22.000 le persone che sono morte – ha detto la vicepremier a Rai Radio1 – e abbiamo più di un milione di persone che sono state deportate“. Lei è stata anche la prima ad aver parlato di stupri nei confronti delle donne ucraine. “La situazione da questo punto di vista continua ad andare avanti, anche nella zona delle regioni dell’est e a Mariupol. Ovviamente le vittime spesso non possono andare a denunciare i casi di stupro e quindi avviare un procedimento di tipo penale”.

L’Unione europea ha varato ieri un nuovo pacchetto di sanzioni. “L’appello che va fatto è quello di cercare di esercitare maggiore pressione per quello che riguarda le sanzioni, perché l’obiettivo fondamentale e principale è quello di isolare, oltre che mostrare solidarietà all’Ucraina, da parte di tutta l’Unione europea quello che bisogna cercare di fare è di cercare di isolare quanto più possibile la Federazione Russa. Quello che chiediamo ai leader sia europei sia del mondo – ha proseguito Stefanishyna a Radio1 In Vivavoce – è di non cadere nella trappola della politica dell’ambiguità e di non farsi intimorire dalla Federazione Russa. Sicuramente non cederemo i nostri territori perché non siamo disponibili a dare nessuna parte del territorio ucraino all’aggressore perché la lingua, il linguaggio del potere va utilizzato e applicato solo nel corso dei negoziati”.

Cosa direbbe a Vladimir Putin se se lo trovasse davanti? “Quando si troverà seduto davanti a un tribunale internazionale le motivazioni del perché ha dato ordine di uccidere così tante persone e di avviare una guerra. Per il momento non ho nessuna cosa da dirgli”, conclude Stefanishyna.

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