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Siria. Nunzio Zenari: “Con ‘Ospedali aperti’ ricuciamo le divisioni”

L'intervento del Cardinale Bassetti, presidente della Cei, e Giampaolo Silvestri, segretario generale di Avsi, sul progetto 'Ospedali aperti'

Pubblicato:31-05-2019 16:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:21

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ROMA – “In Siria è un inferno. Sono stati messi fuori uso centinaia di ospedali, ma prima di intervenire su ponti e palazzi bisogna ricostruire la persona umana: curare le ferite fisiche come quelle morali e dei rapporti sociali, ricucendo le relazioni interetniche e interreligiose. Per questo con ‘Ospedali aperti’ offriamo cure a chi è malato e povero, senza distinzioni di etnia o credo”. A parlare con la ‘Dire’ è il cardinal Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, al termine di una conferenza stampa a Roma per fare il punto sul progetto ‘Ospedali aperti’, da lui ideato.

Questa iniziativa, sostenuta dalla Conferenza episcopale italiana e realizzata da Avsi in collaborazione con la Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli (Irccs) e la Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, coinvolge tre ospedali: l’Ospedale italiano e l’Ospedale francese a Damasco, e l’Ospedale St. Louis ad Aleppo. A oggi ha già garantito prestazioni mediche gratuite a 23mila persone, e punta a raggiungere quota 50mila entro il 2020.

D’altronde in Siria, Paese entrato nel nono anno di guerra, gli ospedali “subiscono attacchi mirati, mentre dal 2014 al 2018 ci sono stati 700 attacchi a strutture medico-sanitarie”, come ha ricordato il nunzio durante l’incontro coi giornalisti, citando i resoconti delle organizzazioni internazionali.


Ma quanto è difficile lavorare in un Paese in cui si scontrano eserciti di tanti Paesi diversi, nonché gruppi armati? “E’ difficile rispondere” sottolinea Zenari. “Mi chiedo sempre quando la povera Siria uscirà da questo ciclone, che è quello che poi imperversa in tutto il Medio Oriente. Pensiamo al conflitto israelo-palestinese o al dissidio tra Arabia Saudita e Iran. La Siria si trova nell’occhio di questo uragano, terra in cui tanti Paesi si fanno la guerra per procura, per questo penso sia difficile che la Siria potrà uscire da questa guerra domani”.

In conferenza stampa, d’altra parte, Zenari lo aveva detto: “La Siria è uno dei calvari contemporanei, come dice Papa Francesco. Mi ricorda la parabola del buon samaritano assalito dai ladroni, che lo rapinano e lo uccidono. I nomi di questi ladroni sono stati già indicati dalla comunità internazionale”.

Il pensiero poi va ad Idlib, città contro cui a fine aprile è partita un’offensiva dell’esercito siriano per sradicare le ultime sacche della ribellione, e che ha causato 300mila sfollati.

“Noi ora lavoriamo per curare 50mila persone in tre anni, e intanto – osserva il nunzio apostolico – si apre un’altra grossa falla: sappiamo che a Idlib 18 ospedali sono stati attaccati e 17 scuole distrutte. Cosa sono 50mila cure? Viene la tentazione di lasciar perdere. Ma bisogna continuare a spargere semi, che prima o poi, fanno sempre germogliare il deserto”.

Conclude Zenari: “Da 20 anni sono nunzio apostolico in tre paesi in guerra civile: mi servirebbero diversi anni per elaborare tutte le sofferenze che ho visto. Ma penso che la vera disgrazia, per me, sarebbe dimenticare, e per la Siria, essere dimenticata”.

SIRIA. CARDINALE BASSETTI: IN GIOCO IL DESTINO DEL MEDITERRANEO

La guerra in Siria “va ricordata, non possiamo mandarla nel dimenticatoio, anche se i rapidissimi movimenti dei media ci assalgono e una notizia copra l’altra. Ma si tratta di un fatto epocale da cui dipenderà in gran parte il destino del Mediterraneo”. Lo dichiara alla ‘Dire’ il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), a margine della conferenza stampa di stamani a Roma per tracciare il bilancio su ‘Ospedali aperti’, un progetto sostenuto dalla Cei e promosso dall’organizzazione Avsi in Siria, per fornire cure gratuite ai siriani poveri in tre ospedali, due a Damasco e uno ad Aleppo.

Sul tema del Mediterraneo e del dialogo tra popoli e fedi, Bassetti ha ricordato che per gennaio sta organizzando “un grande convegno che metta insieme i vescovi baciati da questo nostro mare, per fare proposte di pace risolutive, continuando a dare assistenza. Buttano giù un ospedale? Lo rifacciamo, i mezzi li abbiamo. Non nascondiamoci dietro una foglia”.

Il cardinale ha aggiunto: “Io credo nell’Europa, ma in quella che avevano pensato i nostri padri: l’Europa dei popoli. Anche il discorso dell’Unione per il carbone e dell’acciaio era in favore di uno sviluppo da promuovere dopo la guerra”. Ma l’Unione, dichiara Bassetti, “si è molto burocratizzata e settorializzata, è diventata l’Europa della finanza anche in senso astratto”. Secondo il cardinale, allora, l’Ue ha bisogno “di tornare alla sua vocazione e alle sue radici cristiane”.

Ancora Bassetti: “Gesù Cristo è nato in Galilea, la Chiesa cristiana si è sviluppata lungo il bacino del Mediterraneo. Non importa ribadirlo in maniera esplicita, ma bisogna riconoscerlo implicitamente, per far crescere l’albero. Il cardinale di Baghdad una volta mi ha detto una cosa importantissima: ‘Quando finiranno le radici caldee – ossia abramitiche – cadrà l’albero dell’Occidente. E’ pericoloso trascurarle o abbatterle”.

SIRIA. SILVESTRI (AVSI): DIAMO SOSTEGNO E SPERANZA ALLE PERSONE

Nonostante la Siria sia stata devastata da un conflitto che, dal 2011, ha provocato oltre mezzo milione di morti, dalla popolazione arrivano segni di speranza: lo testimonia Giampaolo Silvestri, segretario generale di Avsi, fondazione che promuove a Damasco e Aleppo ‘Ospedali aperti’, un progetto che ha garantito finora migliaia di prestazioni medico-sanitarie.

“I pazienti ci esprimono gratitudine e soddisfazione, anche quando il percorso di guarigione è ancora lungo” dice Silvestri. “Sono felici della gentilezza e della disponibilità che ricevono, e questo adempie alla richiesta fatta da Papa Francesco: far sentire la vicinanza forte dei cristiani a questa popolazione, che si tratti di cristiani o musulmani”.

Secondo il bilancio reso noto da Silvestri, “dall’inizio del progetto abbiamo fornito cure a 23mila persone, senza distinzioni: donne, uomini e minori, con una particolare attenzione agli anziani”.

L’iniziativa, ideata dal nunzio apostolico a Damasco, il cardinale Mario Zenari, coinvolge tre ospedali cattolici: l’Ospedale italiano e l’Ospedale francese di Damasco, e il St. Luois di Aleppo. L’intervento ha determinato “un sostanziale miglioramento della qualità dei servizi forniti” dice il segretario generale di Avsi, secondo il quale prima le tre strutture “funzionavano al 15 per cento delle loro potenzialità”.

Oltre a fornire cure in tutti i settori, dalla diagnostica alla chirurgia, sottolinea Silvestri, “forniamo strumentazioni, anche sofisticate, perché la Siria, non lo dimentichiamo, subisce gli effetti di un embargo; inoltre ci occupiamo della formazione del personale”.

Secondo il segretario di Avsi, intervenuto all’ambasciata italiana presso la Santa Sede a una conferenza stampa dedicata al progetto, il budget inizialmente previsto è stato di 16 milioni e a oggi ne sono già stati spesi 11 milioni. Lanciato quindi un appello a nuove donazioni, per raggiungere l’obiettivo delle 50mila prestazioni entro il 2020. ‘Ospedali aperti’ gode del sostegno della Cei e della collaborazione della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, nonché della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli (Irccs).

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