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VIDEO | Giovani pediatri per passione, “Il futuro è in Italia”

Per i giovani pediatri italiani il futuro è nel Belpaese, in base alle risposte emerse dal sondaggio della Dire tra gli specializzandi confluiti a Bologna per il 75esimo Congresso Italiano di Pediatria

Pubblicato:31-05-2019 14:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:21

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BOLOGNA – Impegnati, appassionati e disposti ad andare all’estero, ma solo per arricchirsi con nuove esperienze formative. Per i giovani pediatri italiani il futuro è nel Belpaese, in base alle risposte emerse dal sondaggio della Dire tra gli specializzandi confluiti a Bologna per il 75esimo Congresso Italiano di Pediatria, promosso da Sip, Sitip e Simeup.

“Vedendo gli altri specializzandi mi accorgo che la pediatria si avvicina al lato umano, quello che per me completa essere un medico”, dice Giorgio, 28 anni, specializzando dell’università di Pisa. Per i giovani pediatri, però, a contare è soprattutto la possibilità di aiutare i bambini e le loro famiglie, accompagnandole in un percorso di cura integrato.


Sì ad un’esperienza formativa all’estero, consiglia Manuel, 30 anni, specializzando dell’università di Roma, tornato da Santiago de Compostela e in volo per Madrid per un’esperienza nella terapia intensiva pediatrica. Ma poi si torna in Italia, “perché nonostante la situazione sia piuttosto critica- sottolinea Giulia, 27enne al primo anno di Pediatria all’università di Pisa- notiamo un miglioramento”, perché “molti pediatri stanno andando in pensione”.

“Il mio impegno lo voglio dare all’Italia”, conferma Elisa, 29 anni, al terzo anno di specializzazione a Palermo, che racconta: “Le difficoltà sono legate al fatto che vediamo soffrire i bambini e i loro genitori, una sofferenza doppia che noi dobbiamo saper gestire”. Mentre Isadora, 28 anni, dell’università di Bologna, osserva: “Le difficoltà sono legate al fatto che si tratta di un mondo ancora non aperto ai giovani. Ci sarebbe bisogno di passare il testimone, incentivando un ricambio generazionale. Ci sono tentativi e buone iniziative, ma si può fare ancora tanto”.

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