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Caporalato, sgominata rete tra Calabria e Basilicata: 15 arresti

I lavoratori, provenienti specialmente dal Gambia, dalla Nigeria e dalla Romania, hanno raccontato di ricorso a minacce, anche di morte, e di atti di violenza

Pubblicato:31-03-2022 15:07
Ultimo aggiornamento:31-03-2022 15:07
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POTENZA – Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, minaccia ed estorsione. Sono le accuse a cui dovranno rispondere 15 persone arrestate oggi tra Calabria e Basilicata nell’ambito di un’operazione contro il caporalato e lo sfruttamento del lavoro in agricoltura: 6 sono in carcere e 9 ai domiciliari. L’inchiesta, condotta dai carabinieri del reparto territoriale di Corigliano-Rossano e del Comando tutela per il lavoro di Cosenza con il supporto dei carabinieri di Crotone e Matera e il coordinamento della Procura di Castrovillari, è scaturita da un’indagine dei carabinieri di Mirto Crosia. Disposto anche il sequestro preventivo dei beni e delle quote aziendali di 10 imprese impegnate nel settore agricolo, tra cui cinque veicoli utilizzati dai caporali per il trasporto dei braccianti in nero, per un valore di 15 milioni di euro: quattro si trovano in provincia di Cosenza, cinque in provincia di Crotone e una in provincia di Matera.

Grazie alle denunce delle vittime, gli investigatori sono riusciti a risalire ai fatti che si sarebbero verificati tra il 2018 e il 2021: i lavoratori, provenienti specialmente dal Gambia, dalla Nigeria e dalla Romania, hanno raccontato di ricorso a minacce, anche di morte, e di atti di violenza. La paga era dai 15 ai 30 euro al giorno per oltre 12 ore di lavoro, una parte da restituire al caporale. Le irregolarità, oltre agli orari di lavoro e ai riposi, riguardavano anche le norme di igiene e sicurezza. A un lavoratore, in particolare, sarebbe stata negata assistenza dopo che si era stirato una gamba per aver caricato oltre 630 cassette di pomodoro. I caporali, infine, istruivano i lavoratori nel caso di un eventuale controllo della polizia.


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