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Incendi, l’olivastro millenario di Sa Tanca Manna non si è più ripreso

Dall'autunno la pianta non ha più dato segni di vita, gli esperti temono che non si riprenda più. E studiano come ottenere piante 'figlie' con la Banca del Germoplasma

Pubblicato:31-03-2022 08:40
Ultimo aggiornamento:31-03-2022 08:44
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olivastro sardegna
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CAGLIARI – Sono flebili le speranze di ripresa per l’olivastro millenario bruciato dal rogo spaventoso che la scorsa estate ha devastato l’Oristanese. Le impalcature e i teli posti a protezione dell’oleastro di “Sa Tanca Manna”, già dalle ore successive all’incendio, sono stati smontati nei giorni scorsi dai volontari dell’Associazione Montiferru e restituiti ai legittimi proprietari che gentilmente si erano offerti da Samugheo nell’assicurare un aiuto per salvare uno degli alberi più longevi della Sardegna.

Immediatamente dopo il rogo erano state attivate tutte le cure e gli accorgimenti necessari per dare una speranza di vita all’oleastro: dalla pacciamatura dei suoli circostanti, alla predisposizione di un impianto di irrigazione, alla copertura dei tronchi per ridurre i danni derivanti dai raggi solari, fino alla somministrazione di aminoacidi levogiri che avrebbero potuto stimolare l’emissione di polloni, così da favorire una ripresa della ceppaia. Dalle piogge del tardo autunno a oggi non si è vista purtroppo nessuna ripresa vegetativa.

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LE RADICI COMPROMESSE DAL FUOCO

“È chiaramente pensabile che la ceppaia colpita dal rogo, con il fuoco che ha continuato a propagarsi sotterraneamente per due giorni negli apparati radicali, sia stata radicalmente compromessa- spiega il componente del comitato scientifico dell’Associazione Montiferru, Gianluigi Bacchetta, direttore dell’Orto Botanico di Cagliari e professore dell’Università di Cagliari-. Rimane una possibilità flebile che l’apparato radicale più periferico si sia potuto salvare. Se ciò fosse vero, nel periodo primaverile si potrebbe avere una ripresa vegetativa con l’emissione di qualche pollone. Anche, se a essere sinceri, questa è una possibilità estremamente remota”.

TEST IN CORSO PER AVERE PIANTINE ‘FIGLIE’ CON I SEMI DELLA PIANTA

Se alla ripartenza della storica pianta del Montiferru non ci dovesse pensare madre natura, “la tecnologia e la ricerca scientifica ci possono permettere di ridare vita là dove le fiamme se la sono portata via– spiega comunque Bacchetta-. Come Banca del Germoplasma della Sardegna in passato avevamo effettuato le raccolte dei semi del patriarca. Ora stiamo predisponendo dei test sperimentali per moltiplicare e quindi ottenere delle plantule figlie dell’oleandro monumentale. Stiamo facendo dei test di germinazione per ottenere delle plantule e riproporre a “Sa Tanca Manna” la rimessa a dimora dell’oleastro”. Una pianta figlia, “che nel tempo ci si augura di vedere crescere e che i nostri figli e nipoti avranno la possibilità di ammirare fra molti anni come albero strutturato- sottolinea il docente-. Non asportando i materiali che ci sono, avremo un domani memoria di quello che è avvenuto così da ricordare la grande distruzione subita da tutti gli olivicoltori del territorio”.

OLIVETI SECOLARI DISTRUTTI DAI ROGHI 2021

I roghi della scorsa estate, sottolinea il presidente dell’Associazione Montiferru, Pier Paolo Arca, “hanno causato danni a oliveti plurisecolari e all’economia di settore più importante della nostra regione, con un crollo produttivo pauroso che potrà riprendersi dopo almeno un decennio. Una percezione di degrado produttivo dell’agricoltura che solo chi vive in queste terre ha davvero colto”. Ecco perché, conclude, “le istituzioni non devono dimenticare il devastante impatto economico e per di più sociale che si trovano ad affrontare oggi le nostre comunità. Come Associazione continueremo a operare affinché il Montiferru possa ripartire e rigenerarsi attraverso le sue eccellenze agricole e ambientali”.

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