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Mali, l’Onu conferma: “Raid Francia su matrimonio, 19 vittime civili”

Gli inquirenti dell'Onu confermano le denunce di diverse ong locali e smentiscono la versione di Parigi

Pubblicato:31-03-2021 11:42
Ultimo aggiornamento:31-03-2021 11:43
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Di Brando Ricci

ROMA – Erano per lo più civili disarmati che stavano partecipando a un matrimonio le vittime di un attacco sferrato dall’aviazione francese lo scorso gennaio nel centro del Mali: è l’esito di un’indagine condotta dalla direzione per i diritti umani della missione delle Nazioni Unite nel Paese, denominata Minusma.

Le conclusione alle quali sono giunti gli inquirenti dell’Onu confermano le denunce di diverse ong locali e smentiscono la versione di Parigi, che aveva negato che un matrimonio fosse in corso al momento dell’attacco affermando che le vittime erano “30 miliziani di ispirazione jihadista, armati”, come si legge in un primo rapporto sull’avvenimento pubblicato dalla ong americana Human Rights Watch pochi giorni dopo il raid.


Il raid oggetto dell’inchiesta dell’Onu si è svolto nei pressi del villaggio di Bounti, nella regione di Mopti, il 3 gennaio. Il rapporto di Minusma è stato redatto a partire dalle analisi di immagini satellitari e dalle testimonianze di circa 400 persone, di cui almeno 115 raccolte in intervista faccia a faccia.

“Minusma è in grado di confermare che sul sito dell’attacco aereo si stavano svolgendo celebrazioni di un matrimonio alle quali stavano partecipando circa 100 persone” si legge nel documento. Secondo la missione Onu tra i partecipanti c’erano anche cinque uomini armati, presunti esponenti di Katiba Serma, un gruppo affiliato alla rete jihadista internazionale Al Qaeda.

A perdere la vita durante il raid, prosegue il report, sono stati 16 civili disarmati e tre uomini che portavano delle armi. Altri tre civili sono poi deceduti in ospedale.

“Il gruppo colpito dall’attacco era composto in stragrande maggioranza da civili, che sono persone protette dalle leggi umanitarie internazionali” afferma Minusma nel report, aggiungendo che il raid “solleva serie preoccupazioni sul rispetto dei principi della condotta delle ostilità”.

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