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Photoshop story, Roma e il finto travertino di cartone per omaggiare Hitler

Roma non ha conosciuto solo il maldestro tentativo del consigliere Ferrara di far passare per tombino pulito uno otturato da anni. Nel 1938, per esempio...

Pubblicato:31-03-2021 08:52
Ultimo aggiornamento:31-03-2021 08:56

mussolini hitler
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ROMA – La campagna elettorale a Roma deve ancora entrare nel vivo, ma i primi segnali di confronto politico lasciano sperare in qualcosa di divertente. Il tweet del consigliere capitolino del M5S, Paolo Ferrara, che con un colpo di photoshop ha sturato un tombino chiuso da anni, ha fatto il giro del web scatenando battute e risatine a tutte le latitudini. Un tentativo a dir poco maldestro con cui uno degli ultras più convinti della sindaca Virginia Raggi ha tentato di far passare un foto ritocco, con evidenti e grossolane pennellate nere, per un lavoro di pulizia della grata come mai accaduto prima nella Capitale. Una città nota alle cronache, è bene ricordarlo, perché finisce sommersa dall’acqua alla prima pioggia proprio a causa del mancato deflusso nelle caditoie. Ferrara ha tentato di difendersi dicendo che il suo era un tweet di risposta ironico in una discussione più ampia. Vero o no, il consigliere pentastellato può però consolarsi. Non sarà l’ultimo a utilizzare una tecnica di questo genere per raccontare la realtà, e sicuramente non è stato il primo. Anzi, Roma in un passato non recente può vantare una delle più grandi azioni di ‘foto ritocco’ mai realizzata. Bisogna tornare indietro al 1938, e precisamente ai primi giorni di maggio, quando ci fu la visita in Italia di Adolf Hitler. Il Fuhrer arrivò nella Capitale il 3 maggio, alla stazione Ostiense tirata su in fretta e furia e non ancora terminata. La stazione Termini, infatti, era un cantiere a cielo aperto a causa del riassetto urbanistico della piazza, durante il quale l’obelisco di Dogali fu spostato nei pressi delle terme di Diocleziano. Fu così che la Roma di Benito Mussolini, per non sfigurare agli occhi dell’ospite tedesco, fu ritoccata e abbellita di finte vedute, quinte di cartone e pannelli di marmo incollati sul legno. Una grande opera di photoshop ante litteram. Un intervento che non sfuggì al poeta e scrittore Trilussa, che come una moderna tweetstar scolpì in pochi caratteri il maldestro tentativo dell’epoca: “Roma de travertino, rifatta de cartone, saluta l’imbianchino, suo prossimo padrone”. Niente di nuovo, insomma. Proprio come confermano i racconti dei giornali dell’epoca: “Mancano sei ore a quella prevista per l’arrivo e già per Roma non si circola più. Quanta gente c’è oggi a Roma? Non è possibile fare il calcolo”, scrisse il ‘Corriere della Sera’. Era il 1938 e già c’era il traffico.

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