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El Seed, i suoi calligraffiti colorano un sobborgo del Cairo

L’artista franco tunisino ha colorato 50 edifici della Garbage City egiziana lanciando più di un messaggio

Pubblicato:31-03-2016 15:37
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:29

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Roma – I “calligraffiti” del franco tunisino el Seed hanno invaso il quartiere di Manshiyat Naser al Cairo. L’artista, con il progetto “Perception”, ha colorato di bianco, arancione e blu 50 palazzi di uno dei quartieri più difficili della città egiziana. Una scelta precisa quella di el Seed, che non a caso ha agito nella “Garbage city”, sobborgo del Cairo sommerso dalla spazzatura. Uno scenario desolante sconosciuto ai più, ma ordinaria quotidianità per chi ci abita e troppo spesso rovista nell’immondizia che ricopre tetti, vicoli, case e balconi. L’artista con raffinate calligrafie arabe ha lanciato un appello alla libertà, nei colori della tradizione. el Seed riproduce scritte che prendono vita, trasformandosi in un insieme coerente solo se guardate da lontano, come se la gente fosse stata costretta a guardare il proprio quartiere attraverso una luce diversa. Il “murales” è infatti visibile solo dalla cima della montagna Mokattam. “Questo luogo è percepito come un ambiente sporco, emarginato e segregato. L’obiettivo del mio progetto è mettere in discussione il giudizio che la società ha della città. La comunità Zaraeeb ha accolto me e la mia squadra come se fossimo della famiglia. È stata una delle più incredibili esperienze umane che abbia mai vissuto. Si tratta di persone generose, oneste e forti. Gli abitanti vengono chiamati Zabaleen, popolo della spazzatura, ma non credo sia giusto definirli in questo modo. Loro in fondo sono semplicemente coloro che puliscono la città del Cairo. La comunità copta di Zaraeeb raccoglie la spazzatura della città da decenni e ha sviluppato il sistema di riciclaggio più efficiente e altamente redditizio a livello globale”. Scrive l’artista di strada sulla sua pagina Facebook. Nei calligraffiti si leggono le parole di San Atanasio di Alessandria, un vescovo copto del III secolo, che ha detto: “Chiunque voglia vedere chiaramente la luce del sole deve prima pulirsi gli occhi”. Un gesto politico forte con più di un significato quello di el Seed: dare speranza, lanciare un grido di aiuto per chi vive “al confine”, denunciare ed invitare a guardare un pezzo di città con nuovi occhi. Una lotta a colori di un artista che ha agito contro l’emarginazione e per la riqualificazione.

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