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Foto di copertina: Avsi Foundation
ROMA – “Il Piano Mattei per l’Africa rappresenta una grande opportunità per l’Italia e soprattutto per l’Africa, ma è indispensabile che ora superi l’appuntamento di Roma – che ha dato largo spazio ai ministri a scapito dei soggetti della società civile – mettendo subito al centro alcune condizioni a partire dall’approccio: si deve partire dai reali bisogni degli africani. Non si possono calare proposte e progetti dall’alto. In questo, sarebbe importante dare risalto alle migliori esperienza delle attività di cooperazione che in Africa lavorano da decenni”. Ne è convinto Giampaolo Silvestri, segretario generale della Fondazione Avsi, tra gli organismi del mondo della cooperazione che hanno offerto consulenza alle istituzioni nella fase di stesura dei documenti in vista la conferenza odierna Italia-Africa in corso a Palazzo Madama.
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Il primo ministro Giorgia Meloni ha invitato al Senato rappresentanti dei governi e delle istituzioni africane per illustrare il Piano Mattei per l’Africa, un progetto che riscrive la politica estera italiana nel continente a sud “a partire da una partnership paritaria, discutendo insieme agli africani. Bene che la premier lo abbia più volte ribadito” osserva Silvestri, che continua: “Ci sono tanti soggetti che in Africa lavorano da oltre 50 anni, tra cui organizzazioni non governative, università, imprese. Tali esperienze vanno valorizzate”. Inoltre, “servirà un approccio di lungo periodo che metta da parte quello emergenziale. Il Piano Mattei poi funzionerà se riuscirà ad attirare risorse da altri soggetti: l’Italia può farsi capofila, ma servirà parlare con l’Europa e altri Paesi perché, da soli, i fondi italiani non bastano”. Infine, ma non meno importante, “non dovrà limitarsi a essere un piano del governo bensì di tutto il Paese, a partire dal coinvolgimento della società civile”. Altrimenti il rischio è che “non funzioni”.
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L’Africa, oltre alle crisi economiche e sanitarie, i disastri naturali legati ai cambiamenti climatici e l’insicurezza alimentare, fa anche i conti con instabilità istituzionale e un deficit nei diritti umani. Come si pone l’Italia rispetto a questo? “È un aspetto importantissimo- replica il segretario generale di Avsi- ed è chiaro che in Africa ci sono governi che calpestano i diritti, ma è con questi governi che bisogna lavorare”. In vista di ogni finanziamento o progetto, per Silvestri “si devono pertanto porre delle condizionalità positive, con pragmatismo, lasciando da parte l’approccio troppo ideologico. Rispetto a queste sfide, è essenziale che il Piano Mattei investa in istruzione e capitale umano, gli elementi che sul lungo periodo contribuiscono maggiormente alla stabilità politico-istituzionale e sulla salute dei diritti”.
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