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Fine vita, Binetti (Udc): “In legge Bazoli no richiamo a cure palliative”

"Dibattito ora esasperato dalla prospettiva referendum su eutanasia"

Pubblicato:31-01-2022 18:54
Ultimo aggiornamento:31-01-2022 18:57

paola binetti
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ROMA – “La Corte Costituzionale, che con la sua sentenza ha indicato al Parlamento di provvedere ad una legge specifica sul fine vita, a seguito della vicenda del dj Fabo e dell’aiuto dato da Marco Cappato al suicidio assistito dello stesso Fabo, ha anche ricordato la centralità delle cure palliative per il malato. Nella proposta di legge sul fine vita di Alfredo Bazoli (Pd), alla Camera, non c’è traccia delle cure palliative, c’è invece un’attenzione al principio di autodeterminazione della persona, nella sua singolarità e nella libertà di quello che ritiene più opportuno per sé. Senza riuscire però a sensibilizzare e armonizzare il contesto degli elementi di cura che il percorso di fine vita deve avere, che noi abbiamo riassunto nel titolo di questo convegno: ‘Custodire ogni vita’”. Così Paola Binetti, senatrice Udc, risponde alle domande dell’agenzia Dire sull’iniziativa del convegno, da lei organizzato, sul fine vita, in vista anche del referendum sull’eutanasia promosso dai Radicali.

“È come se il principio di solidarietà fosse totalmente espunto dalla proposta di legge di Bazzoli, per cui ci sembra che abbia raccolto la sollecitazione istituzionale ma poi l’abbia svuotata di senso”, fa notare Binetti. “Il dibattito sul fine vita in questo momento è esasperato dalla prospettiva del referendum, in cui ci si concentra esclusivamente sulla domanda: ‘Vuoi tu vivere tutta una vita con un dolore cronico e incurabile?'”.

“È chiaro che posta così il paziente dica no, ma la domanda deve essere un’altra: ‘Vuoi tu che venga fatta ricerca sul campo delle terapie del dolore e che vengano rilanciate le cure palliative?’, solo per citare alcuni dei punti essenziali, di cui però non si parla. Questa è l’ipocrisia della legge che attende di essere trattata alla Camera dei deputati. Ai pazienti non si devono porre le domande dello scenario peggiore senza offrire loro alcuna alternativa- rimarca Binetti- perché si mette davanti a un bivio l’individuo”.


La senatrice ricorda anche che “i Lea, i livelli essenziali di assistenza, dovrebbero garantire a livello nazionale le stesse e migliori cure palliative per tutti, a parità di mezzi, risorse e cultura ma non sono applicati nello stesso modo in ogni parte d’Italia. L’Italia paga lo scotto di passare da un sistema sanitario nazionale a 20 sistemi regionali differenti, una frammentazione di modelli di cura, una problematica su cui noi stiamo insistendo affinché torni a una centralità e unitarietà nelle cure; perché ogni persona deve avere il diritto allo screening neonatale esteso, alla nascita appunto, e possa ricevere le cure palliative di cui ha bisogno in un momento così difficile della propria esistenza, come appunto il fine vita”, conclude la senatrice.

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