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Violenza donne, colpite 736 milioni: ricerca punta su interventi abitativi

La forma più diffusa è l'IPV, che include abusi fisici, sessuali, emotivi, finanziari e psicologici da parte di un partner intimo (attuale o precedente)

Pubblicato:31-01-2022 16:45
Ultimo aggiornamento:31-01-2022 16:45

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ROMA – Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della Sanità, sulla prevalenza della violenza contro le donne, sono 736 milioni, quasi una su tre, quelle che hanno subito violenza da parte del partner intimo (IPV), violenza sessuale da parte di non partner o entrambe almeno una volta nella vita. Una situazione che la pandemia ha contribuito a peggiorare, come documentato dal recente rapporto di ‘UN Women’ e confermata dagli ultimi rapporti degli Stati membri dell’Unione europea: si registra un aumento del 60% delle chiamate di emergenza sulla violenza domestica durante i primi mesi della pandemia. L’Office for National Statistics ha riportato poi un aumento del 6% dei crimini legati agli abusi domestici sia in Inghilterra che in Galles, e nel 73% dei casi la vittima è di sesso femminile.

La forma più diffusa di violenza di genere nel mondo è l’IPV, riguarda circa 641 milioni di donne nel mondo e include abusi fisici, sessuali, emotivi, finanziari e psicologici da parte di un partner intimo (attuale o precedente). È anche una delle più importanti cause di senzatetto tra le donne in tutto l’emisfero. Le strategie politiche per affrontare questa emergenza puntano sulle abitazioni: nel numero di gennaio di ‘The Lancet Public Health’, alcuni studiosi hanno esaminato gli effetti degli interventi abitativi sul benessere fisico, psicosociale ed economico delle donne che soffrono di IPV. Sembrano “promettenti”, soprattutto ai fini della salute mentale, dell’intenzione di lasciare il partner, sulla sicurezza percepita e lo stress legato all’alloggio e al partner.

Rachel Jewkes, esperta del Medical Research Council a Pretoria, in Sud Africa, ha tuttavia ricordato che “sebbene gli interventi abitativi siano forniti in contesti diversi, le valutazioni fatte nei paesi a basso e medio reddito, o nelle strutture rurali nei paesi ad alto reddito, sono fondamentalmente carenti. Sono quindi necessarie ulteriori ricerche (quantitative e qualitative) sulla progettazione di interventi abitativi che tengano conto dell’eterogeneità degli interventi, delle impostazioni e dei modelli di utilizzo”.


Di certo “la pandemia ha aumentato la domanda di servizi abitativi di emergenza e di supporto, e ha messo in luce sistemi di supporto traballanti per le vittime della violenza di genere. Le donne che convivono con un molestatore hanno riferito che l’abuso è peggiorato durante la pandemia– si legge nello studio- e si stima che un quinto delle donne non sia stato in grado di andarsene a causa della mancanza di alloggi o spazio di rifugio. Sorprendentemente, la Spagna ha varato un piano di emergenza per rispondere ai bisogni delle vittime dell’IPV, inclusa la dichiarazione di servizi di supporto e rifugi come servizi essenziali e il lancio di una campagna informativa. L’Irlanda ha adottato un approccio proattivo, con le forze di polizia che hanno contattato le precedenti vittime di violenza domestica per fare il check-in e ricordare loro che il supporto è disponibile”. Dunque, la violenza contro le donne può essere prevenuta partendo proprio dalle strutture abitative.

“Le politiche dovrebbero concentrarsi su cambiamenti a lungo termine e su approcci multidimensionali che affrontino i diversi fattori che contribuiscono alla violenza contro le donne”. A tal fine Oms e UN Women hanno sviluppato ‘RESPECT’, una guida operativa che delinea strategie di prevenzione della violenza contro le donne. Ogni lettera rappresenta una strategia: R per rafforzare le capacità relazionali, affrontando dinamiche di potere malsane, disuguaglianze e gestione dei conflitti. E per l’emancipazione delle donne (sociale ed economica). S per i servizi (sostegno materiale e psicologico). P per povertà ridotta, perché violenza e povertà sono legate e possono lasciare molte donne intrappolate in un circolo vizioso. E per ambienti resi sicuri (nelle scuole, nei luoghi di lavoro o in altri spazi pubblici). C per gli abusi su bambini e adolescenti prevenuti, interrompendo il ciclo intergenerazionale della violenza. T per atteggiamenti, credenze e norme trasformate.

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