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Nella Lega Salvini non ha competitor, nel M5S Conte deve buttar fuori Di Maio

L'editoriale del direttore Nicola Perrone

Pubblicato:31-01-2022 16:44
Ultimo aggiornamento:31-01-2022 16:44

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ROMA – Dopo il caos Quirinale e la figuraccia degli accordi a due ripudiati da tutti gli altri, che alla fine si è risolta con la rielezione del Presidente uscente, Il leader della Lega, Matteo Salvini, e quello del M5S, Giuseppe Conte, cercano la rivincita nei rispettivi partiti. Gioco facile per Salvini: “Nel Consiglio Federale di domani – spiega una fonte qualificata dei ‘lumbard’ – non accadrà nulla, perché Salvini ha creato un Federale a sua immagine e somiglianza, ci sarà un applauso unanime all’ennesima vittoria del Capitano (e qui scappa una risata al leghista, ndr). Purtroppo nella Lega per Salvini premier non c’è reale confronto, al cambio di leader ci si potrà arrivare soltanto in modo cruento.

Per Salvini e il suo cerchio magico vale il detto di Andreotti: ‘Meglio tirar a campare che tirar le cuoia’”. Fanno spallucce i capigruppo di Camera e Senato: “C’è chi ha voluto tradire e distruggere il centrodestra? Noi lo ricostruiremo più forte di prima, ma senza trasformisti dell’ultim’ora ed estremisti legati a ideologie sconfitte dalla storia che antepongono vittorie di Pirro al bene comune solamente per sollevare ulteriori tensioni. Molto bene quindi la proposta di Matteo Salvini di creare una federazione di tutti quei partiti che hanno a cuore le sorti del nostro Paese e che rientrano, ognuno con la propria identità, in quell’area culturale e di valori che da sempre contraddistingue la forza del centrodestra”, hanno dichiarato Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.

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Più complicata la partita che Conte si sta giocando contro Luigi Di Maio, eterno competitor finalmente uscito allo scoperto. “Ci sarà un chiarimento, ancora non si sa in che modo – spiega un ‘grillino’ qualificato – Conte sta sentendo un po’ tutti, ormai siamo un partito organizzato e quindi vanno seguite le procedure previste”. Fuori dalle dichiarazioni, a quanto si capisce, è che lo scontro si potrà risolvere solo con un appuntamento di livello nazionale a cui seguirà poi anche un voto sulla nuova piattaforma. Conte, infatti, se vuole rimettersi al centro di ogni futura trattativa politica, deve per forza ‘metter fuori gioco’ Di Maio, eliminando per il futuro ogni possibile accordo alle sue spalle. Sarà una guerra all’ultimo sangue, alla fine solo uno resterà in sella e con pieni poteri.

Intanto Alessandro Di Battista, il ‘barricadero’, si è già schierato con Conte contro Di Maio: “Lo reputo una brava persona. Ma Conte sa che io non rinuncerò mai a determinate posizioni e ai miei convincimenti politici” ha detto Di Battista al “Fatto Quotidiano”, sottolineando un aspetto: “Credo che a Luigi interessi più salvaguardare il suo potere personale che la salute del movimento… o si arriva a una resa dei conti, o faranno prima a cambiare il nome del M5s in Udeur”.

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Fino a ieri condannati all’irrilevanza oggi gioiscono le forze politiche del Centro, che dopo il flop delle coalizioni ritrovano spazio e manovra politica. Non solo per l’arrivo di Forza Italia ma per l’accordone che si potrà stringere anche con Matteo Renzi, leader di Italia Viva. Hanno capito che, al di là della legge elettorale che verrà, un bel gruppone di parlamentari ‘centristi’ sarà quello che alla fine deciderà le prossime politiche del 2023.

Nel centrosinistra a sentire le parole di Enrico Letta sembra tornato il sereno. Vero che alla fine è il Pd che dal Quirinale game è uscito meglio, ma anche tra i Dem presto ci saranno problemi da risolvere, a partire da quale nuova legge elettorale mettere in campo. Il segretario Dem ha sparato contro lo schifo dell’attuale Rosatellum facendo gioire tutti quelli che vogliono passare al proporzionale: “Bisogna fare attenzione – spiega una fonte Dem qualificata- per Letta è facile sparare sul Rosatellum ma questo non vuol dire che si è convinto al proporzionale, anzi. Lui ha deciso di fare ‘catenaccio’, spetta di vedere che cosa accadrà e quali forze si posizioneranno. Se a quel punto ci sarà una significativa maggioranza alla fine anche lui scenderà in campo, alla fine non adesso”.

Per quanto riguarda i rapporti incrinati con Giuseppe Conte, nel Pd si aspetta di vedere chi uscirà vittorioso: “Il Pd si rapporta con il leader” tagliano corto in casa Dem. Significa che se alla fine dello scontro Conte vincerà sarà con lui che si cercherà di costruire l’alleanza. Impresa più difficile se dovesse tornare a comandare Di Maio, visto e considerato che il ministro degli Esteri guarda e punta più al Centro.

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