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Decreto anti-rave, è il giorno decisivo. Pronta la ‘ghigliottina’ contro l’ostruzionismo delle opposizioni

Alla Camera si vota il testo approvato dal Governo il 31 ottobre, che va convertito in legge entro oggi pena la decadenza. Si va verso una seduta fiume

Pubblicato:30-12-2022 12:00
Ultimo aggiornamento:30-12-2022 15:29

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ROMA – “Ghigliottina”. È l’unica arma che resta alla maggioranza per approvare entro i termini costituzionali il decreto anti rave-party. A causa dell’iscrizione in massa dei deputati di opposizione – più altri 38 di maggioranza – la seduta dell’Aula della Camera rischia di ‘scavallare’ la mezzanotte, quando il decreto decadrebbe. Il testo, varato dal Consiglio dei ministri lo scorso 31 ottobre e modificato dal Senato, va convertito in legge entro oggi, ultimo giorno utile pena la decadenza. Il decreto contiene anche la riforma dell’ergastolo ostativo, il rinvio dell’entrata in vigore della riforma Cartabia e il reintegro dei medici e dei sanitari no vax.

Tra le chat degli onorevoli del centrodestra sta viaggiando un messaggino che invita alla immediata reperibilità in Aula al monento della votazione finale. Se i tempi fossero quelli previsti dagli interventi, il dibattito infatti non si concluderebbe in giornata e addio al primo decreto del governo a guida Giorgia Meloni.

COSA È LA ‘GHIGLIOTTINA’

C’è però lo strumento procedurale che consente al presidente Lorenzo Fontana di interrompere immediatamente le dichiarazioni di voto e passare subito alla votazione finale. È la cosidetta ‘ghigliottina’, detta anche impropriamente ‘tagliola’. A differenza del regolamento di Palazzo Madama, dove ci sono precise disposizioni in merito (la ghigliottina viene applicata al trentesimo giorno dal deferimento al Senato o entro 60 giorni se trasmesso dalla Camera in base agli art. 78 Comma 5 e art. 55 Comma 5), a Montecitorio l’istituto discende da un’interpretazione della presidenza della XIII legislatura.


I PRECEDENTI DELLA ‘GHIGLIOTTINA’ ALLA CAMERA

Luciano Violante, presidente della Camera in quella legislatura, nel maggio del 2000 spiegava come non fosse “accettabile in nessun sistema politico democratico che sia una minoranza a deliberare e non una maggioranza”. L’interpretazione (che sia compito del presidente garantire il rispetto dei termini di legge per l’approvazione dei decreti) è stata poi riconfermata nelle legislature successive e mai applicata fino al 29 gennaio 2014, quando Laura Boldrini l’applicò al decreto Imu-Bankitalia tra le proteste del Movimento 5 Stelle che aveva messo in atto un durissimo ostruzionismo. Fino ad allora era bastata la sola evocazione della ghigliottina per scongiurarne il ricorso. Ora toccherebbe al leghista Fontana decidere di applicarla: sarebbe il secondo caso dopo quello Boldrini.

IL MESSAGGINO AGLI ONOREVOLI DI MAGGIORANZA

E per dargli una motivazione ancora più forte, spiegano fonti parlamentari, la maggioranza ha deciso di far iscrivere in discussione anche i suoi 38 deputati per allungare i tempi fin oltre la mezzanotte: con i soli interventi dell’opposizione il dibattito infatti si concluderebbe prima. Nel messaggino inviato agli onorevoli del centrodestra si legge: “A causa del mancato accordo con le opposizioni le dichiarazioni di voto proseguono. Il voto finale avrà luogo dopo una Conferenza dei Capigruppo che si terrà nel pomeriggio. Organizzarsi per garantire presenza per voto finale in serata”. La capigruppo è prevista intorno alle 14.30. Si attende quindi l’annuncio del presidente Fontana.

LA MARATONA DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO

Dopo la ‘maratona’ notturna a causa dell’ostruzionismo sugli ordini del giorno da parte delle opposizioni (Pd, M5S e Sinistra-Verdi senza il Terzo Polo), nell’Aula della Camera sono in corso le dichiarazioni di voto sul decreto legge. La Camera non ha apportato modifiche e verrà posto in votazione il testo identico a quello licenziato da Palazzo Madama il 13 dicembre. Due giorni fa a Montecitorio il Governo ha incassato la fiducia posta a causa dell’ostruzionismo. La maratona di stanotte si è interrotta alle 7 di stamane e la seduta è ripresa alle ore 8 con le dichiarazioni di voto. Gli iscritti a parlare, praticamente tutti dell’opposizione, sono circa un’ottantina. Ogni deputato ha a disposizione 10 minuti per il suo intervento.

Nervi tesi in aula alla Camera durante la prosecuzione dei lavori sul decreto anti-raave. La tensione scatta dopo che le opposizioni chiedono una ‘pausa tecnica’ immaginando che l’esame vada avanti per tutta la giornata visto l’alto numero di iscritti in discussione. A chiedere la pausa per primo è Federico Fornaro del Pd sottolineando che la sospensione tecnica servirebbe per le disinfestazioni Covid visto che la seduta è ripresa alle 8 di stamattina dopo la maratona notturna con una sola interruzione di un’ora alle 7. Alla richiesta del Pd si associano Movimento 5 stelle e Sinistra-Verdi.

La presidente di turno Anna Ascani (Pd) spiega che la richiesta di pausa tecnica è stata inoltrata al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che “per il momento ritiene che non servano pause tecniche”. Vista l’insistenza delle opposizioni il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, si innervosisce tanto che Ascani è costretto a riprenderlo a più riprese. La presidente di turno dice: “Non serve dire ‘basta presidente’, stiamo tenendo i tempi sui lavori come previsto. Non si preoccupi che la presidente sta tenendo i tempi come richiesto”. La preoccupazione della maggioranza è che i tempi si allunghino a tal punto da mettere a rischio il dl che scade stasera a mezzanotte.

“Apprendiamo che ci sono altri 38 iscritti a parlare, che si sono aggiunti dalla maggioranza, sommati a quelli che già ci sono ormai è certo andremo oltre la mezzanotte, quindi rinnoviamo la richiesta di pause tecniche nel corso dei lavori”. Lo dice il deputato del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, Marco Grimaldi, mentre è in corso il dibattito sulle dichiarazioni di voto al decreto rave che scade oggi. Ormai è chiaro, spiega il deputato, visto il numero di iscritti (stamane erano già ottanta) che si va a “una seduta fiume, abbiamo davanti un’intera giornata alla luce dei 38 nuovi iscrittti”.

Il vice presidente di turno dell’Aula, Sergio Costa (M5S), risponde al deputato: “Mi sentirò con il presidente Fontana e le darò una risposta, mi dia il tempo tecnico”. Se il decreto non verrà approvato entro oggi decadrà, essendo stato varato dal Consiglio dei ministri il 31 ottobre. La maggioranza per ora ha negato pause tecniche per evitare il rischio che il provvedimento venga affossato dal Parlamento con la non conversione entro i termini di legge previsti. L’ultima parola sulle ‘sospensioni tecniche’ dell’aula spetta al presidente della Camera Lorenzo Fontana.

CATTANEO (FI): “REINTEGRO NO VAX POTEVA ESSERE EVITATO MA VOTIAMO SÌ”

“Il reintegro anticipato dei medici no vax è inserito in un decreto molto più ampio che affronta soprattutto questioni legate alla giustizia. Abbiamo detto chiaramente che quella norma poteva essere evitata, anche perché anticipa un termine che sarebbe comunque scaduto domani. Ma il voto di Forza Italia al provvedimento certamente non mancherà”. Così a ‘Radio Anch’Io’ il presidente dei deputati di Forza Italia Alessandro Cattaneo, che poi ha proseguito: “È vero che esistono sensibilità diverse nel centrodestra ma, dall’intuizione del presidente Berlusconi nel ’94 a oggi, governiamo insieme sempre trovando la sintesi. Le nostre differenze non sono motivo di imbarazzo né di rallentamento dell’attività di governo“, ha concluso.

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