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VIDEO | Nel 2021 ripresa lenta dell’economia in Basilicata

È quanto emerso dal Rapporto annuale Ires Cgil Basilicata presentato oggi alla stampa a Potenza

Pubblicato:30-12-2021 15:40
Ultimo aggiornamento:30-12-2021 15:40
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lavoro basilicata
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POTENZA – Se nel 2020 l’economia della Basilicata ha subito un vero e proprio crollo, registrando una perdita di Pil pari al 9% – a fronte dell’8,2% del Mezzogiorno – le prime previsioni per gli anni 2021 e 2022 evidenziano “un quadro di ripresa lenta, meno brillante e dinamica rispetto al resto delle altre regioni”. È quanto emerso dal Rapporto annuale Ires Cgil Basilicata presentato oggi alla stampa a Potenza dal direttore scientifico dell’Ires Cgil, Ettore Achilli, in videoconferenza, e dal segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa.

Il calo così accentuato, secondo la Cgil lucana, dipende dal “modello di specializzazione produttiva lucano, fortemente incentrato su settori come l’automotive, il turismo e la ristorazione, i trasporti, il commercio, le costruzioni, che hanno subito danni particolarmente gravi dai lockdown”. La struttura produttiva lucana, composta al 96% da imprese con meno di 10 addetti, rende “particolarmente problematica anche la ripresa a partire dal 2021”. I primi dati evidenziano una crescita del Pil del 2,8% nel 2021 e del 2,4% nel 2022, “ben al di sotto della ripresa meridionale e nazionale”.

Quanto all’occupazione, se il 2020 evidenzia una “flessione contenuta dell’occupazione di meno 2.500 unità sul 2019, è soltanto in virtù dei provvedimenti governativi di blocco dei licenziamenti e di concessione della cassa integrazione pandemica”. Senza tali norme, la perdita occupazionale stimata si sarebbe attestata fra le 9mila e le 10mila unità. Nei primi sei mesi del 2021, secondo i dati Inps, sono state effettuate in Basilicata 26.782 assunzioni. Si tratta di un dato più alto di quello del 2020 (20.976) ma lontanissimo da quello pre Covid, (34.361 nel primo semestre 2019). Il 55% delle nuove assunzioni viene effettuato inoltre con contratti a tempo determinato, il 29% con contratti stagionali, a somministrazione o intermittenti.
Le assunzioni a tempo indeterminato rappresentano soltanto il 14% del totale.


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