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Dopo il ‘caso’ Frozen, lo psicoterapeuta: “Errore grossolano dire che Babbo Natale non esiste”

Le leggende hanno "una grande importanza per i bambini e vanno mantenute tali fino a quando avranno la possibilità di crederci"

Pubblicato:30-12-2016 17:01
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:45

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ROMA  –  “Dire a un bambino prescolare che Babbo Natale non esiste è un errore grossolano. Le leggende, come Babbo Natale e la Befana, hanno una grande importanza per i bambini e vanno mantenute tali fino a quando avranno la possibilità di crederci”. Commenta così Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva, la triste frase pronunciata ieri dal direttore dell’Orchestra a conclusione del concerto evento ‘Disney in concert: Frozen’, all’Auditorium di Roma Parco della Musica.

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“I minori dalla seconda elementare in poi (di 7 anni) forse già sanno che il Babbo Natale sono i loro genitori- prosegue lo psicoterapeuta- quindi, probabilmente, per tutti i bambini che ieri avevano 7 anni compiuti non è stata una grande novità. Ma per quelli prescolari la frase ‘E comunque Babbo natale non esiste’ è diventata un ‘piccolo problema’. A 5 anni si ha ancora l’età giusta per credere a Babbo Natale”.

Castelbianco consiglia: “I genitori potranno dire che chi ha detto che Babbo Natale non esiste era invidioso, perché lui è grande e la Befana gli porterà solo carbone. In effetti però- aggiunge lo psicologo- abbiamo sempre lo stesso problema: gli adulti devono imparare a cogliere il limite, a capire quando è opportuno o meno dire a un bambino la verità. Fino a 6 anni e mezzo i bambini possono crederci, o iniziare a nutrire qualche dubbio, invece- spiega lo psicoterapeuta- è possibile iniziarne a parlare in classe, subito dopo l’Epifania, con i bambini di 7 anni”.


In conclusione, per Castelbianco, la frase pronunciata ieri non è stata “una battuta di spirito da parte del direttore, ma piuttosto un moto di stizza: la sua attività professionale è stata disturbata nell’esecuzione. È umanamente comprensibile, altrimenti sarebbe un non sapere cosa gli esce dalla bocca. E quest’ultima ipotesi sarebbe ancora peggiore- conclude- indicherebbe una superficialità tale da far dubitare del suo equilibrio”.

di Rachele Bombace, giornalista pofessionista

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