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Lepore: “Il Pd cambi nome, aggiungiamo la parola ‘lavoro'”

Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, in vista del congresso Pd propone di cambiare nome e chiamarlo Partito Democratico e del Lavoro

Pubblicato:30-11-2022 14:58
Ultimo aggiornamento:30-11-2022 17:14

matteo lepore sindaco bologna_strage 2 agosto 2022
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BOLOGNA – Il Pd cambi nome e diventi “Partito Democratico e del Lavoro”. A lanciare la proposta di una svolta in senso laburista dei dem è il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, prima con una lettera al quotidiano ‘La Repubblica’ e poi con un intervento pubblicato questa mattina sui social. “Avanzo questa idea come contributo alla discussione costituente e congressuale- spiega Lepore- augurandomi possa essere colta trasversalmente dai candidati e dalle candidate, dalla platea che sarà chiamata a discutere la nuova carta dei valori e lo statuto”.

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L’IDENTITÀ DEL PARTITO

Secondo Lepore, “affiancare al concetto di democrazia quello del lavoro significherebbe meglio determinare cosa gli elettori e le elettrici debbano aspettarsi dalla nostra comunità politica”. Per il sindaco di Bologna, del resto, “indicare il punto di vista della democrazia e del lavoro come prevalenti significa molte cose per un partito. Per prima cosa ne determina il posizionamento, chiarisce dove si colloca nelle alleanze internazionali tanto quanto nel rapporto con la cittadinanza”.


UN SENTIERO INTERROTTO

Ad oggi, peraltro, in Parlamento “nessun gruppo politico si richiama esplicitamente ai temi del lavoro e della democrazia- sottolinea Lepore- mentre ne avremmo un estremo bisogno. Al contrario, il Pd ha progressivamente depauperato il proprio patrimonio di fiducia, relazioni e consenso con il vasto mondo del lavoro in tutte le sue forme. Siamo sinceri, qualcosa si è rotto qualche anno fa, fino ad arrivare a smarrire quasi completamente un’agenda economica e sociale condivisa e riconoscibile a livello nazionale”. Per questo, insiste il sindaco di Bologna, “è ora di riprendere un sentiero interrotto per recuperare l’astensionismo e il distacco dagli ideali della sinistra“.

“LA DESTRA NON HA QUESTI TEMI”

Il lavoro si lega ai temi del modello di sviluppo, sostiene Lepore, alla lotta al cambiamento climatico, alla transizione ecologica e digitale, alla crisi energetica. “La destra che ci governa non ha questi temi in agenda e rema nella direzione opposta a causa delle sue discutibili alleanze- sostiene il sindaco di Bologna- mettere in rete e unire chi crede nel lavoro e nella democrazia dal basso deve essere invece il nostro compito”.

UNA NUOVA POLITICA LABURISTA

Lepore indica dunque la necessità di una “nuova politica laburista democratica, capace di nuovo di mobilitare le persone per il bene comune. Ci servono coraggio e idee chiare da cui partire. Oggi ne propongo una, sperando possa fare discutere dentro e fuori. Aggiungiamo al nome Pd la parola lavoro, per affermare chi siamo e dove vogliamo andare. Ritorniamo alla terra e alla vita reale. Inauguriamo un tempo nuovo, ci farà bene. Per le persone, per l’Italia e il suo futuro”, chiosa Lepore.

IL PLACET DI NICOLA ZINGARETTI

L’idea di cambiare nome al Pd, aggiungendo la parola ‘lavoro’, piace al presidente uscente della Regione Lazio ed ex segretario del partito, Nicola Zingaretti. “Bella la suggestione di Matteo Lepore– commenta Zingaretti sulla propria pagina Facebook- un contributo, un segnale e un indirizzo chiaro sulle cose da fare per cambiare”.

LE REAZIONI SUI SOCIAL

Intanto, sul profilo social dello stesso Lepore, la sua proposta comincia a macinare reazioni. Tra i like si contano al momento quello dell’ex sardina Mattia Santori e di Andrea Segrè, fondatore di Last minute market. Ma molti di coloro che lasciano il loro pensiero in calce al post del sindaco, non sembrano in realtà molto convinti di questa idea. La critica più ripetuta suona in sostanza così: non basta cambiare il nome al partito, servono fatti concreti. C’è chi peraltro sottolinea come il Pd, negli anni, si sia in realtà allontanato progressivamente dai lavoratori. E chi parla di “visione arcaica”. Altri, invece, ironizzano sul fatto che poi l’acronimo diventerebbe Pdl, come il Partito delle libertà di Silvio Berlusconi. Infine in diversi plaudono invece alla proposta di Lepore perché, tra le altre cose, indica “dopo anni una rotta a sinistra”.

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