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VIDEO| Alessandro Gassmann come Liam Neeson ne ‘Il mio nome è vendetta’: l’intervista

Il 'revenge movie' di Cosimo Gomez da oggi su Netflix. Nel cast anche la giovanissima Ginevra Francesconi

Pubblicato:30-11-2022 10:13
Ultimo aggiornamento:30-11-2022 10:13

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ROMA – Un ‘revenge movie’ in cui il destino di un padre e di una figlia cambiano per sempre. Oggi su Netflix debutta ‘Il mio nome è vedetta’, il nuovo film di Cosimo Gomez (prodotto da Maurizio Totti e Alessandro Usai per Colorado Film e Iginio Straffi), che vede Alessandro Gassmann nei panni di Santo, un ex sicario della criminalità, che, dopo aver vissuto nell’ombra per anni in una tranquilla cittadina del Trentino-Alto Adige, la sua vita e quella di sua figlia Sofia (Ginevra Francesconi) – un’adolescente campionessa di hockey – cambiano del tutto. Due criminali entrano in casa loro e uccidono barbaramente la madre e lo zio di Sofia, scatenando un regolamento di conti covato per quasi vent’anni. Sofia scopre che la verità le è sempre stata taciuta e che Santo nasconde un oscuro passato di affiliato alla ‘ndrangheta. Nonostante gli iniziali conflitti tra padre e figlia, la ragazza accetta un’eredità fatta di furia e violenza e si allea con il papà per vendicarsi senza pietà. Per il ruolo di Santo, Gassmann si è ispirato ai film action con Liam Neeson: “per l’accento ho lavorato con un attore calabrese, spero di aver fatto un buon lavoro. Poi abbiamo dovuto trovare coreografie di combattimento adatte ad una persona con il mio fisico. E così ho osservato Neeson, che ha interpretato tanti ruoli in ‘revenge movie’ ed ha una fisicità che si avvicina alla mia. Al contrario dei suoi personaggi, lui è persona tranquilla e dolce nella vita”, ha raccontato Gassmann, in occasione di un incontro stampa. L’attore si è detto entusiasta per questo ruolo, anche se distante da lui. “Non sono una persona vendicativa. Sono uno che si scalda facilmente, soprattutto in passato, ma la violenza è lontana da me“, ha raccontato il protagonista, che poi ha aggiunto: “Tendo a non portarmi dietro i personaggi alla fine delle riprese, girare un film d’azione in cui quasi ogni giorno uccidevo qualcuno, seppure per gioco, mi ha portato a essere anche più buono e gentile con le persone che mi circondavano”.

La regola nel film è una: uccidere o essere uccisi, mostrare pietà è un segno di debolezza. Una violenza che oggi “è nascosta nei social e questo ha accresciuto il motto ‘occhio per occhio, dente per dente’. Per fortuna il film non fa male a nessuno, intrattiene e basta”, ha sottolineato Gassmann. “Questa pellicola – ha proseguito – è una novità per l’Italia. Solitamente un ruolo come quello di Santo non viene quasi mai offerto a un attore italiano. È la prima volta che un ‘omone’ di 1 metro e 93 come me, viene scelto per questo progetto. Ho realizzato un sogno e spero di continuare anche su questo filone“. Tra azione e scene crude, il rapporto tra padre e figlia conquista la scena. “Sono stato un padre severo (con Leo Gassmann, giovane cantautore, ndr), ho sempre tenuto al rispetto delle regole e del lavoro degli altri. Mio figlio ha appreso bene. Se avessi avuto una figlia femmina sarei stato molto severo, come lo sono stato con mio figlio, ma avrebbe avuto difficoltà a portare a casa i fidanzati”, ha detto con ironia Gassmann. ‘Il mio nome è vendetta’ “non è un film sull’ndrangheta, ma un’avventura di un padre e una figlia, che diventa alleata ed erede. Non c’è spazio per la riabilitazione dei cattivi”, ha aggiunto Gomez, che è già al lavoro su un possibile sequel di ‘Il mio nome è vendetta’. Molte scene del film sono state girate inTrentino-Alto Adige. “È stata una scelta narrativa ed estetica perché ci è sembrato il luogo più adatto per rendere credibile come quest’uomo si sia potuto nascondere tra le montagne per 18 anni e abbia iniziato una nuova vita”, ha spiegato il regista.


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